Il
Maestro della musica del
Papa
Intervista con Monsignor
Giuseppe Liberto,
direttore della
“Cappella Musicale
Sistina”, la più antica
“Schola cantorum” che si
conosca
28 Febbraio 2009
Foto di Nicola Allegri
Per la loro bellezza e
particolarità, alcune immagini sono state editate
volutamente in alta definizione: il caricamento sarà
quindi più lungo, ma l'attesa sarò ampiamente
ricompensata.
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Il maestro Mons. G. Liberto
direttore della “Schola
cantorum” del Papa, nella
“cantoria” della
“Cappella Sistina”. |
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Monsignor Giuseppe Liberto,
mentre si reca al lavoro,
attraversa la Sala Regia che
precede la Cappella Sistina |
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Monsignor Giuseppe Liberto
durante le prove con i
“Pueri cantores”. |
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Il maestro Liberto riceve le
congratulazioni dal Papa
Benedetto XVI |
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Il
maestro Liberto nel suo
studio mentre compone le
musiche per le celebrazioni
liturgiche in San Pietro. |
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Clicca sulle
foto per ingrandire |
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Sono
milioni le persone nel
mondo che, durante le
principali solennità
religiose, seguono,
attraverso la
televisione e la radio,
le celebrazioni del Papa
nella basilica di San
Pietro. E sono milioni,
quindi, le persone che
ascoltano e apprezzano i
canti che accompagnano
quelle cerimonie,
eseguiti dal coro più
antico che si conosca,
la “Cappella Sistina”.
Il nome, mitico,
richiama subito alla
mente quella particolare
chiesa all’interno del
Vaticano, dove, da
secoli, i Cardinali si
radunano per nominare un
nuovo Papa. E anche i
capolavori pittorici che
ne impreziosiscono le
pareti, opere immortali
di Botticelli,
Signorelli, Perugino,
Pinturicchio,
Ghirlandaio e,
soprattutto, gli
affreschi di
Michelangelo, in
particolare il Giudizio
Universale. Ma in quella
cappella è anche
cresciuta la “Schola
Cantorum” del Papa, quel
coro che da secoli
esegue tutte le parti
musicali nelle
celebrazioni liturgiche
del Sommo Pontefice. Un
complesso artistico
unico e
prestigiosissimo. E per
conoscerlo da vicino
abbiamo incontrato il
direttore, monsignor
Giuseppe Liberto,
siciliano, maestro di
musica di alto valore,
che da 12 anni è alla
guida della Schola
cantorum del Papa.
<<Si chiama “Cappella
Sistina” in onore di
Papa Sisto IV della
Rovere, che, subito dopo
la sua elezione a
Pontefice, nel 1471, se
ne occupò personalmente
organizzandola in modo
sistematico>>, dice
monsignor Giuseppe
Liberto. <<Il nome
completo è “Cappella
Musicale Pontificia
Sistina”. Esisteva già
molto prima di Sisto IV.
Si hanno notizie che
risalgono alla fine del
sesto secolo, sotto Papa
Gregorio Magno, il
compilatore del canto
gregoriano. Ma fu Sisto
IV a darle organicità e
una sede stabile. Subito
dopo la sua elezione,
Papa Della Rovere fece
costruire, all’interno
dei Palazzi Vaticani,
una cappella, riservata
alle celebrazioni
liturgiche papali. E
stabilì che le parti
musicali delle
celebrazioni fossero
eseguite sempre e solo
dalla stessa “Schola
cantorum” che prese il
nome dal fondatore:
“Cappella Sistina”>>.
Sessantacinque anni,
laureato in filosofia e
teologia, diplomato in
composizione, Monsignor
Giuseppe Liberto è nato
con la musica nel sangue
e fin da giovane ha
offerto a Dio questo suo
grande talento artistico
usandolo come mezzo di
evangelizzazione. Subito
dopo la sua ordinazione
sacerdotale, fu nominato
direttore della “Schola
cantorum” della
Cattedrale di Monreale
in Sicilia, la sua
diocesi, dove si affermò
non solo come “direttore
musicale”, ma anche come
compositore e, nel 1997,
Giovanni Paolo II lo
volle in Vaticano,
assegnandogli il compito
di Maestro Direttore
della “Cappella Musicale
Pontificia Sistina”.
Incarico eccezionale.
Giuseppe Liberto saliva
sul podio che per un
secolo era stato
occupato da due
celeberrimi Maestri:
Lorenzo Perosi, dal 1898
al 1956, e Domenico
Bartolucci dal 1956 al
1997. Ognuno dei due,
essendo anche
straordinari
compositori, ha lasciato
un’eredità compositiva
di prestigio e ora quel
prestigio grava sulle
spalle di monsignor
Liberto.
<<L’incarico comporta
realmente una grande
responsabilità>>, dice
il maestro. <<Non solo
perché la musica
eseguita dalla “Cappella
Sistina” raggiunge oggi,
grazie alla radio, alla
televisione, ai CD, ai
DVD, ecc., un pubblico
incalcolabile, ma
soprattutto perché il
suo compito nei
confronti dei credenti è
del tutto particolare.
La musica della Cappella
Sistina non deve mirare
solo al risultato
artistico, che è
certamente doveroso,
trattandosi della
“Schola cantorum” del
“centro” della
cristianità, che vanta
oltre quindici secoli di
tradizione, ma deve
soprattutto aiutare chi
l’ascolta a vivere e
seguire con spirito di
fede le celebrazioni
liturgiche del Papa, e
deve quindi diventare
essa stessa preghiera.
Un compito che diventa
“missione”>>.
Affabile, sorridente,
gentilissimo, monsignor
Liberto ci introduce nei
Palazzi Vaticani.
Passiamo per ampi
corridoi, sale enormi
piene di luce e
affrescate da leggendari
maestri della pittura.
Incontriamo guardie
svizzere, monsignori,
vescovi, cardinali e
tutti salutano
calorosamente il
maestro, che risponde
con altrettanta
cordialità. Conosce
tutti. Le sue parole, i
suoi gesti, tutto il suo
portamento sono
armoniosi, “musicali”.
Dalla sua persona emana
una contagiosa energia
positiva e serena.
Ci fa entrare nella
Cappella Sistina. Ci
indica la cantoria, a
destra del grande
affresco del “Giudizio”
di Michelangelo, e dice:
<<Ecco, là è nato il
coro che io ora dirigo.
Sisto IV iniziò a
celebrare le funzioni
liturgiche in questa
cappella intorno al 1473
e proprio da lì il coro
eseguiva il suo
repertorio. Sono quindi
oltre cinquecento anni
che, quando i Papi
celebrano tra queste
mura, la musica si
sprigiona da quella
cantoria>>.
Fa aprire una porticina
segreta e attraverso una
scaletta ripida e
stretta, saliamo nella
cantoria. Da lassù si
domina l’intera Cappella
Sistina. Si vedono i
capolavori dei grandi
maestri da una
prospettiva unica.
Le pareti che delimitano
la cantoria brulicano di
firme lasciate lungo i
secoli. <<Sono quelle
dei cantori>>, spiega
monsignor Liberto.
<<Sapevano di far parte
della storia e hanno
voluto lasciare un loro
segno. Decifrando quei
nomi, si potrebbero
trovare sorprese
incredibili. Per
esempio, uno dei cantori
della “Cappella Sistina”
nel 1500 si chiamava
Pier Luigi da
Palestrina: proprio lui,
il più grande
polifonista, autore di
capolavori che ancora
eseguiamo e stupiscono
il mondo. Ma anche altri
celebri musicisti di
quel tempo furono
cantori della “Cappella
Sistina”. Per esempio,
Luca Marenzio
(1553-1599),
madrigalista; Cristobal
Morales, (1500-1553), il
più importante
compositore spagnolo di
musica vocale della
prima metà del
Cinquecento; Costanzo
Festa (1490-1545);
Josquin de Prez
(1455-1521), il più
famoso compositore della
scuola franco-fiamminga
e Gregorio Allegri, un
presbitero romano, buon
musicista, vissuto a
Roma dal 1582 al 1652,
autore di un “Miserere”
a nove voci, divenuto
leggendario. Talmente
famoso, quel “Miserere”,
che il Papa aveva
comminato la scomunica a
chi ne avesse diffuso lo
spartito fuori dal
Vaticano. Veniva
eseguito dalla Cappella
Sistina in San Pietro
durante i riti della
Settimana Santa, e
suscitava emozioni
fortissime. Non solo per
la musica, che è
abbastanza semplice, ma
anche per il luogo
dell’esecuzione, il tipo
di liturgia in cui era
inserito, con il Papa e
i cardinali prostrati a
terra; le candele e le
torce che venivano
spente una ad una fino a
lasciare la Basilica al
buio totale, come quel
buio che era calato su
Gerusalemme alla morte
di Gesù. Quel canto,
eseguito con
straordinaria maestria,
alternando piani e
forti, rallentati,
accelerazioni improvvise
e filati che sembrano
lamenti, diventava
indimenticabile. Del
resto, provoca ancora
grandi emozioni, e lo
dimostrano le numerose
incisioni che sono in
commercio e che hanno un
buon mercato.
<<Nel Cinquecento, nel
Seicento, nel
Settecento, molti
personaggi illustri
raggiungevano Roma per
assistere in San Pietro
alle cerimonie della
Settimana Santa,
celebrate dal papa, e
per ascoltare il famoso
“Miserere” dell’Allegri,
che veniva eseguito il
mercoledì e il venerdì
santo. A questa
consuetudine è legato un
episodio molto
significativo che
riguarda il giovane
Wolfgang Amadeus Mozart.
.
<<Nel 1770, anche Mozart
arrivò a Roma,
accompagnato da suo
padre Leopold. Mozart
aveva soltanto 14 anni,
ma il suo genio musicale
era già noto in tutta
Europa. Ascoltò il canto
del “Miserere” il
mercoledì santo e ne
riportò una impressione
enorme. Rientrato in
albergo, trascrisse a
memoria quanto aveva
udito. Tornò in San
Pietro il venerdì e,
dopo questo secondo
ascolto, perfezionò
quanto aveva scritto.
Aveva portato fuori dai
Palazzi Vaticani lo
spartito di quel
“Miserere” e per questo
avrebbe dovuto incorrere
nella scomunica. Ma si
racconta che il Papa,
informato di quanto era
accaduto, invece di
scomunicare il giovane
Mozart volle premiarlo
con una prestigiosa
onorificenza
pontificia>>.
Di quanti cantori è
composta attualmente la
“Cappella Musicale
Pontificia Sistina”?
<<Circa 55: venti
cantori adulti, che sono
dei professionisti,
dipendenti vaticani, e
circa 35 ragazzi, i
“Pueri cantores”, che
costituiscono la sezione
di voci bianche.
L’origine dei “Pueri
cantores” del Coro della
Cappella Sistina risale
al sesto secolo. Poi,
soprattutto nel
Rinascimento, erano
stati sostituiti dai
cantanti evirati, ma
Lorenzo Perosi,
all’inizio del
Novecento, riprese la
consuetudine antica. I
“Pueri Cantores” non
erano però membri a
tutti gli effetti della
Cappella, venivano
utilizzati
all’occorrenza. Solo nel
1956 Domenico
Bartolucci, li inglobò
come cantori fissi>>.
Come vengono
preparati questi
ragazzini a impegni
artistici tanto
importanti?
<<Seguono un tirocinio
molto severo.
Frequentano una nostra
scuola interna,
paritaria, dove alle
materie dell’obbligo
viene aggiunto lo studio
della musica. Ricevono
dal Vaticano una borsa
di studio integrale,
quindi hanno tutto
gratis, lezioni e libri.
La scuola è ad alto
livello, con insegnanti
preparatissimi e i
ragazzi sono molto
seguiti, anche perché ci
sono solo dodici alunni
per classe. Abbiamo due
classi elementari, la
quarta e la quinta, e le
tre medie. Il primo
anno, i ragazzini
studiano solfeggio e
impostazione vocale. Poi
cominciano a essere
inseriti nel coro. In
pratica, diventano dei
piccoli professionisti.
Musicalmente sono
seguiti da monsignor
Marcos Pavan,
brasiliano, che è un
istruttore
straordinario. È una
vocazione adulta. Prima
di diventare sacerdote,
era avvocato e
appassionato di musica.
In Brasile ha anche
studiato canto lirico e
faceva parte del coro
del Teatro dell’Opera di
San Paolo. A Roma era
venuto per completare i
suoi studi. Lo conobbi
nel 1998, e mi resi
conto che era un
istruttore ideale per i
“Pueri cantores” della
Cappella Sistina>>.
L’attività della
Cappella Musicale
Sistina si esaurisce nel
partecipare alle
celebrazioni liturgiche
del Papa?
<< No, abbiamo anche una
intensa attività
concertistica in Italia
e all’estero. Negli
ultimi dieci anni
abbiamo effettuato
tournée in Giappone,
Ungheria, Malta, Spagna,
Croazia, Albania,
Germania, Montenegro, e
moltissimi concerti a
Roma e in varie città
italiane>>.
Lei è anche
compositore.
<<Il direttore della
Cappella Sistina ha
anche il compito di
comporre le musiche per
le varie celebrazioni.
Come era in passato. Si
riprendono musiche del
repertorio antico, ma
spesso vengono scritte
appositamente. È un
lavoro delicatissimo.
Come ho già detto, non
si tratta di comporre
musiche per un concerto
o per uno spettacolo.
Queste musiche nascono
per la liturgia e,
nell’esecuzione, vengono
conglobate all’azione
liturgica e diventano
preghiera della Chiesa.
In genere, per
tradizione, questo
genere di musica viene
chiamato “musica sacra”.
Io amo riservare
quell’espressione alla
musica che ha un
contenuto
“genericamente”
religioso. Mentre, per
la musica finalizzata
alla liturgia,
preferisco usare
l’espressione “musica
santa”.
<<Comporre “musica
santa” richiede
certamente
professionalità, ma
soprattutto
consapevolezza di essere
al servizio dell’azione
orante della Chiesa che
celebra il Mistero
pasquale di Cristo. La
musica deve aiutare a
pregare le persone di
oggi. Bisogna quindi
trovare il linguaggio
giusto, che sia vivo e
non arcaico.
<<Un ottimo suggerimento
per seguire questa
strada, l’ho avuto anche
dal Santo Padre
Benedetto XVI, che è un
grande intenditore di
musica. Ogni anno
offriamo al Papa, qui
nella Cappella Sistina,
un concerto natalizio.
Si tratta di un incontro
tra il Pontefice e i
componenti della sua
Cappella Musicale. Al
termine del concerto, il
Papa ci rivolge sempre
un discorso molto
affettuoso. Un anno fa
ho inserito nel
programma anche due
canti natalizi
tradizionali: Tu scendi
dalle stelle e Astro del
ciel, da me armonizzati
in una forma un po’
moderna. Al termine del
concerto, il Papa mi ha
fatto i complimenti.
Quasi scusandomi, gli ho
detto che, nel complesso
dei vari brani classici,
avevo voluto inserire
anche quei due canti
popolari. “Bene, la
musica viene da lì, dal
popolo”, disse il Papa.
“Però”, aggiunsi “li ho
armonizzati in forma
forse un po’ troppo
moderna”. E lui: “No,
no, va bene così.
Bisogna guardare avanti,
esprimersi con un
linguaggio adatto al
tempo in cui viviamo”,
indicandomi, con queste
sue parole, la giusta
regola che deve
osservare chi compone
“musica santa” oggi”>>.
Sono quasi dodici
anni che lei dirige la
“Cappella Musicale
Pontificia Sistina”:
quanta musica nuova ha
composto?
<<Molta. Anche perché in
questi anni si sono
verificati diversi
avvenimenti religiosi
straordinari.
Beatificazioni di figure
come Padre Pio, il
Grande Giubileo del
2000, la morte di
Giovanni Paolo II,
l’elezione di Benedetto
XVI, ecc. Per ognuno di
questi eventi bisognava
preparare canti
appropriati alle varie
celebrazioni>>.
Monsignor Liberto ci fa
vedere i numerosi
spartiti della musica da
lui composta in questi
anni. Alcuni sono già
stati pubblicati dalla
Libreria Editrice
Vaticana, nella collana
“Liturgica Poliphonia”.
Tra essi, anche la Missa
Pie Iesu Domine composta
ed eseguita per i
funerali di Giovanni
Paolo II. Una musica che
fu ascoltata con grande
commozione dalla enorme
folla presente in Piazza
San Pietro e da oltre
tre miliardi di persone
collegate via radio e
televisione. Suscitò
vivissimo interesse
anche da parte dei
critici musicali per la
serenità di cui era
permeata, in perfetta
sintonia con lo spirito
della liturgia che si
celebrava, e con le
parole che il
celebrante, il cardinale
Ratzinger, pronunciò
riferendosi al pontefice
defunto: <<Possiamo
essere sicuri che il
nostro amato Papa sta
adesso alla finestra
della casa del Padre, ci
vede e ci benedice>>.
Renzo Allegri
Giornalista - scrittore
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