L’omaggio di Papa Ratzinger al grande
pontefice bresciano
Benedetto XVI a casa di Paolo VI
06/11/2009
di Renzo Allegri
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Ritratto ufficiale di Paolo VI |
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Montini con Papa Giovanni XXIII in una foto del 1959 |
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Ezechiele Malizia, maestro di Montini alle elementari |
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Ritratto di Paolo Vi di Dina Bellotti |
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La visita di Papa
Ratzinger a Brescia
è indicata con il
termine di
“pastorale”, che ha
vari significati
religiosi, ma è
impossibile
dissociarla da ciò
che la città
lombarda richiama
subito alla mente e
cioè Papa Montini,
Papa Paolo VI,
bresciano e che alla
sua città fu sempre
molto legato.
Papa Montini ha
governato la Chiesa
dal 1963 al 1978:
quindici anni, molto
tormentati per
l’Italia e nel
mondo, ma anche
molto significativi.
Sul soglio di
Pietro, è succeduto
a Giovanni XXIII ed
ha preceduto
Giovanni Paolo II:
due giganti nella
storia del Papato. E
lui, in mezzo, non è
stato da meno.
E’ difficile dare un
giudizio sintetico
ed emblematico di
questo Papa. Molti,
ingannati dalla sua
riservatezza, lo
hanno descritto come
una persona timida,
riservata, chiusa in
se stessa, restia a
comunicare con gli
altri e qu8alcuno lo
chiamava
ironicamente “Paolo
mesto”. Ma
attraverso le
testimonianze delle
persone che lo
conobbero a fondo e
che vissero accanto
a lui si ricava un
ritratto del tutto
diverso.
Secondo gli storici
è ancora poco
conosciuto, ma tutti
ritengono che la sua
importanza sia stata
gigantesca e lo
definiscono “Papa
della Chiesa”, “Papa
dell’umanità”, “Papa
della Pace”. E’
stato lui a
inaugurare il
“ministero
itinerante”,
esaltato poi da
Karol Wojtyla. Paolo
VI ha compiuto,
infatti, nove
pellegrinaggi fuori
d’Italia, tra i
quali spicca il
viaggio in Terra
Santa nel 1964.
Nessun Pontefice,
escluso San Pietro,
era mai stato, prima
di lui, nella terra
dove nacque Gesù.
Apparteneva a
un’antica famiglia
lombarda: i Montini.
Nacque a Concesio,
in provincia di
Brescia, nel 1897 e
gli venne imposto il
nome di Giovanni
Battista. Suo padre,
Giorgio, era
avvocato e
giornalista, e
diresse per anni il
battagliero giornale
cattolico “Il
cittadino di
Brescia”. La madre,
Giuditta Alghisi, si
dedicò
esclusivamente
all’educazione dei
tre figli.
Da giornalista mi
sono interessato in
varie occasioni di
Papa Montini e lungo
gli anni ho raccolto
testimonianze molto
significative.
Eccone alcune, che
certamente pochi
conoscono.
Nel 1968 conobbi a
Camignone, in
provincia di
Brescia, un signor
di 89 anni che si
chiamava Ezechiele
Malizia. Era stato
il primo maestro
elementare di Paolo
VI. << Avevo 24 anni
quando la mamma di
Giambattista Montini
mi portò il suo
ragazzo perché
doveva cominciare la
prima clas¬se
elementare>>, mi
raccontò. <<Ero
maestro al Collegio
Arici, a Brescia.
Co¬noscevo la
famiglia Montini
perché avevo già
avuto come scola¬ro
il fratello maggiore
del Papa, Ludovico
Montini.
Giambattista fece
con me la prima e la
seconda elementare e
alcuni mesi della
quarta. Non l'ho mai
dimenticato. Si
di¬stingueva fra
tutti, e non perché
fosse tranquillo:
era piut¬tosto. come
si suoi dire, una
piccola peste. Il
motoperpetuo.
Magrolino, sparuto,
sembrava avesse
l’argento vivo
addosso. La mamma,
quando lo portò a
scuola, venne a
raccomandarmelo.
Temeva che nessuno
riuscisse a tenerlo
a freno. Devo dire
che faticai un po’
anch’io tanto è vero
che per tenerlo a
freno e perchè
stesse attento alla
lezioni fui
costretto a farlo
sedere nel primo
banco, proprio
davanti alla
cattedra, così era
continuamente sotto
controllo>>.
Discolo ed emotivo.
Molto emotivo, al
punto che
l’emotività gli
procurava forti
disturbi di stomaco
e di intestino. Dopo
le elementari non
potè più andare a
scuola. Il ginnasio
e il liceo li fece
da privatista.
Andava solo a dare
gli esami ed era
sempre il primo
della classe.
Nella primavera del
1969, ci fu un grave
attentato
terroristico alla
Chiesa di Concesio,
dove Montini era
stato battezzato. Un
attentato proprio
contro di lui, come
dimostrava il
contenuto
farneticante dei
volantini lasciati
dagli attentatori.
Il Papa, informato
dell’attentato,
pianse di dolore. In
quell’occasione
conobbi monsignor
Francesco Galloni,
che nel 1914,
giovane sacerdote,
era vice-parroco in
quella chiesa.
<<La casa dei
Montini distava
settecento metri
dalla chiesa>>, mi
raccontò. <<Tutte le
sere, Giovambattista,
insieme alla madre e
ai fratelli, veniva
in chiesa per una
preghiera. Era la
sua abituale
passeggiata serale.
Diventammo subito
amici.
Apparentemente,
Battista era un
giovane come tutti
gli altri, amava
stare in compagnia,
ridere, scherzare ma
in lui si avvertiva
qualche cosa che lo
rendeva diverso.
<<Credo di essere
stato la prima
persona cui confidò
che voleva diventare
sacerdote. Fu alla
fine del liceo.
Sapeva che io andavo
ogni anno sul colle
di San Genesio,
sopra Lecco, in un
eremo di reli¬giosi
Camaldolesi, per
pregare e meditare,
e chiese di venire
con me. Mi pareva
che stesse
riflettendo per
prendere una
importante
decisione. Ar¬rivati,
bussammo alla porta
dell'eremo. Venne ad
aprirci padre Matteo
che io conoscevo.
Chiesi ospitalità
per alcuni gior¬ni
di ritiro. Padre
Matteo disse che per
me il posto c’era ma
che la regola
proibiva di far
entrare nel
monastero un laico,
quindi niente posto
per Battista.
Insistetti, venne
consultato anche il
Superiore, niente da
fare. "Se il
gio¬vanotto vuole
restare", disse il
Padre Superiore,
"deve adattarsi a
dormire nel
ripostiglio della
legna, dietro il
convento; gli
pre¬steremo un
pagliericcio". "Mol¬to
volentieri”, disse
Giam¬battista tutto
felice. Ci fermammo
una settimana e per
tutto quel tempo,
Monti¬ni, abituato a
vivere in una casa
signorile e con una
salute
delicatissima, dormì
per terra, in un
ripostiglio per la
legna. E fu in quel
ripostiglio che
prese la decisione
di diventare
sacerdote>>.
Montini venne
ordinato sacerdote
nella cattedrale di
Brescia il 29 maggio
del 1920. A novembre
si trasferì a Roma
per studiare al
“Seminario Lombardo”
e alla “Pontificia
Accademia dei Nobili
Ecclesiastici” per
prepararsi alla
carriera
diplomatica. Tra il
1922 e il 1924
conseguì tre lauree:
in Filosofia, in
Diritto Canonico e
in Diritto Civile.
Nel 1925 venne
nominato Assistente
ecclesiastico
nazionale della FUCI,
Federazione
Universitaria
Cattolica Italiana.
A Bergamo conobbi il
dottor Ugo Galli,
medico chirurgo, che
a metà degli anni
Venti era studente
universitario a Roma
e apparteneva alla
FUCI. <<Era un
brutto periodo per
noi universitari
cattolici>>, mi
racconto il dottor
Galli. <<Il fascismo
ci aveva dichiarato
guerra. Montini
aveva portato nella
Fuci entusiasmo
giovanile e
passione. Creò un
gruppo misto di
giovani e ragazze
che lavoravano
insieme nell’aiuto
ai poveri. Tutte le
settimane andava con
loro nei quartieri
di periferia, tra la
gente più misera. Ma
allora, nell’ambito
cattolico, era
impensabile che
ragazzi e ragazze
lavorassero insieme.
Infatti, arrivarono
disposizioni
dall’alto e Montini
dovette sciogliere
il gruppo. Lo fece
con dolore, ma senza
alcun commento.
<<Un fucino,
studente di musica,
molto bravo,
soffriva di
esaurimento e aveva
una malattia agli
occhi che stava per
renderlo cieco.
Preso dallo
sconforto, si
uccise. Fu un grave
dolore per tutti ma
soprattutto per
Montini. Appariva
sconvolto ma non
perse la sua calma.
Informò i parenti,
organizzò il
funerale. Tanto fece
che riuscì a
ottenere il funerale
religioso anche se,
allora, la Chiesa
negava ai suicidi le
esequie religiose.
Queste due
iniziative fanno
capire quanto grande
fosse l’umanità e la
sensibilità di
Giambattista
Montini e quanto
aperta la sua
visione del mondo e
della vita>>.
Vari e straordinari
episodi su Giovanni
Battista Montini me
li raccontò Laura
Montini, prima
cugina di Paolo VI,
che incontrai a
Brescia nel 1998.
Aveva allora 79 anni
ed è ancora sulla
breccia.
<< Battista>>, mi
disse <<aveva un
cuore tenerissimo,
una capacità
affettiva
grandissima, era
amante della musica,
della poesia, della
letteratura, della
bellezza. Sempre
desideroso di
rendere felici gli
altri. Quando veniva
a cena da noi, prima
di andarsene si
recava sempre in
cucina per
ringraziare la cuoca
e la cameriera.
<<Nel novembre del
1953 persi mio padre
e a Natale, per
dimenticare il
dolore, decisi di
andare a Roma.
Battista era allora
Segretario di Stato
di Pio XII. Temevo
che fosse
occupatissimo,
invece si mostrò
felice di vedermi e
volle che restassi
sua ospite per
diversi giorni.
Furono giorni che
non ho mai
dimenticato. Si
prese cura del mio
dolore con una
tenerezza paterna.
Nonostante gli
impegni, trascorse
con me molto tempo.
Nel pomeriggio di
Capodanno volle
accompagnarmi con la
sua automobile a
Ostia, per una
passeggiata lungo il
mare. Verso il
tramonto, la luce si
fece soffusa e le
onde avevano colori
fantastici. Di
fronte a quello
spettacolo della
natura, vidi
Battista
commuoversi. Anch’io
era incantata. Ma
lui era rapito,
emozionato tanto da
non riuscire a
parlare.
<<Quando ripartii
per Brescia, mi
consegnò una busta
con dentro molti
soldi e un biglietto
in cui diceva:
“Questi soldi sono
per i tuoi poveri”.
L’amore per i poveri
è un aspetto della
sua vita che pochi
conoscono. Fin da
quando era un
ragazzo aveva per i
poveri un amore
sconfinato. Li
aiutava in tutti i
modi. Regalava loro
tutto quello che
poteva, e lo faceva
sempre di
nascosto>>.
Renzo Allegri
WEBITALYNEWS
Registrazione Tribunale di Aosta
N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
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Direttore editoriale Marco
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Iscrizione R.O.C. n° 16223 del
25 Ottobre 2007 |