La vita di Sant’Agostino
in tv, in due
puntate. Una
produzione della Lux
Vide, con Alessandro
Preziosi, Monica
Guerritore, Franco
Nero, Andrea
Giordana, Serena
Rossi, diretti dal
regista canadese
Christiane Duguay.
La fiction è
piaciuta molto a
Benedetto XVI, che
l’ha vista in
anteprima il 2
settembre scorso. .
<<E’un viaggio
spirituale per
scoprire che la
Verità è più forte
di ogni
sconvolgimento
umano>>, ha detto il
Papa.
Nato a Tagaste,
nell’attuale
Algeria, nel 354 e
morto a Ippona nel
430, Sant’Agostino è
uno dei più grandi
personaggi della
storia del
Cristianesimo. Da
tutti gli studiosi,
anche dai non
credenti, è ritenuto
filosofo, teologo,
mistico, scrittore,
oratore e polemista
sommo, il cui
pensiero ha superato
le barriere del
tempo e conserva una
incredibile e
straordinaria
attualità.
La “fiction”, che
già nel nome
racchiude il
significato di un
“racconto libero”,
non strettamente
storico, aiuta molto
a capire chi fosse
questo straordinario
personaggio. Ma per
avere dettagli
sicuri su di lui,e
approfondirne la
conoscenza vera,
abbiamo parlato con
uno dei massimi
esperti dell’opera e
della vita di Sant’Agostino,
padre Vittorino
Grossi, religioso
agostiniano,
appartenente quindi
all’ordine fondato
da Sant’Agostino.
Teologo e scrittore,
direttore della
rivista di studi
patristici "Augustinianum",
membro del
Pontificio comitato
di Scienze storiche,
professore di
Patrologia e
Patristica alla
Pontificia
Università
Lateranense e
all’Istituto
Patristico
Augustinianum,
Vittorino Grossi ha
praticamente
dedicato la vita al
Santo di Ippona e in
questa intervista
rivela alcuni
particolari storici
dell’esistenza di
Agostino, che si
possono definire
inediti perché
difficilmente
presenti nelle
biografie ufficiali.
<<Nel filmato>>,
dice padre Vittorino
<<si racconta che
Agostino, quando era
giovane, ebbe un
figlio da una
schiava etiope che
per un certo periodo
fu la sua concubina
e che poi egli
abbandonò per la
carriera
ecclesiastica.
Questa storia, così
riferita da quasi
tutti i biografi,
non corrisponde al
vero. Agostino ebbe,
in gioventù, un
figlio ma non da una
schiava. La ragazza
di cui si innamorò
era “molto
speciale”. Per suo
amore Agostino
cambiò profondamente
la propria condotta.
Purtroppo, quel
grande amore non
potè mai sfociare in
un matrimonio
regolare>>.
<<Perché?>>
<<Ecco il giallo,
il mistero, l’arcano
che i biografi non
sono mai riusciti a
chiarire. Comunque,
facendo ricerche
meticolose,
utilizzando tutti
gli accenni che
Agostino fa, nei
suoi scritti, su
questa sua vicenda
personale, si arriva
a ricostruire una
storia che è molto
affascinante:
romantica, bella,
anche se con un
finale, da un punto
di vista umano, un
po’ triste>>.
<<Ce la può
raccontare?>>
<<Agostino ebbe
una giovinezza
traviata. Lui stesso
riferisce, nel suo
libro autobiografico
“le Confessioni”,
che per un certo
periodo fu un
libertino scatenato:
amava le feste, i
piaceri, la bella
vita, le donne, il
sesso, le
prostitute, il
gioco, le compagnie
dissolute. E questo
suo comportamento
era una specie di
ribellione dovuta
anche al fatto che
non poteva
realizzare i propri
sogni.
<<Apparteneva a una
famiglia di modeste
condizioni
economiche. Suo
padre, Patrizio,
consigliere
municipale, era
addetto alla
riscossione delle
tasse, ma Tagaste
era un piccolo
centro e quel lavoro
rendeva poco. La
madre, Monica,
cristiana e donna
molto pia, infatti,
dopo la morte, fu
proclamata santa,
diede al figlio
piccolo una
educazione
religiosa, che
Agostino,
nell’adolescenza,
dimenticò
completamente.
<<Primogenito di tre
fratelli, era un
ragazzo
intelligentissimo. A
scuola era sempre
tra i migliori.
Amava soprattutto la
letteratura, in
particolare i poeti.
Conosceva a memoria
Virgilio e recitando
brani dell’Eneide si
commuoveva fino alle
lacrime. Sognava di
poter andare a
Cartagine, per
continuare gli studi
e diventare un
famoso retore, cioè
un letterato. Ma la
famiglia non aveva i
mezzi economici
necessari. Così,
finite le scuole
locali, il ragazzo
si sentiva
frustrato. Si dice
che, ogni giorno,
salisse su una
collinetta e stesse
ore a guardare nella
direzione di
Cartagine sognando.
E fu in quel periodo
che, per tristezza e
disperazione, si
abbandonò a tutti i
vizi: era ribelle,
litigioso, giocava
d’azzardo, rubava,
molestava le
ragazze, perfino le
amiche di sua madre.
Era lo scandalo di
Tagaste e sua madre
piangeva addolorata.
<<Un amico di
famiglia, Romaniano,
un uomo molto ricco,
stimava Agostino e
cercò di toglierlo
da quello stato,
offrendogli di fare
da precettore ai
propri figli.
<<Accetto ma solo se
mi paghi un anno di
lavoro in
anticipo>>, disse
Agostino. Romaniano
accettò. Agostino
intascò i soldi e
sparì. Fuggì di
casa, se ne andò a
Cartagine e con i
soldi di Romaniano
si iscrisse a quella
che era l’Università
del tempo>>.
<<Cambiò vita?>>
<<Non subito.
Cartagine era una
città corrotta,
piena di
divertimenti di ogni
genere. Agostino si
sentiva a proprio
agio. Era
estroverso, bello,
affascinante, colto,
scriveva poesie,
divenne subito il
“re” delle feste e
l’idolo delle donne.
Ma poi incontrò
quella misteriosa
ragazza e tutto
cambiò>>.
<<Cosa si sa di
quella ragazza?>>
<<Poco. Non si
conosce neppure il
nome, ma non era una
schiava. Come
Agostino stesso
racconta, la
incontrò in una
comunità cristiana,
e questo dettaglio è
molto importante per
capire chi fosse.
Alle riunioni delle
comunità cristiane
di allora, le donne
partecipavano solo
accompagnate dei
genitori o dai
mariti e nessuno
poteva intrattenersi
con loro. Vi erano
però anche tre
“ordini” femminili
tenuti in grande
considerazione nella
struttura sociale e
liturgica della
chiesa primitiva: le
“Vedove”, le
“Diaconesse” e le
“Vergini
consacrate”. Le
Vedove e le
Diaconesse erano in
genere donne di una
certa età. Le
“Vergini
consacrate”, invece,
potevano essere
anche molto giovani
e sceglievano di
dedicare la loro
vita a Cristo
attraverso una
cerimonia di
consacrazione. Erano
le migliori ragazze
delle comunità,
ricche di qualità
umane e
intellettuali. Tutto
fa pensare che
Agostino si sia
innamorato di una di
quelle fanciulle e
con il suo
irresistibile
fascino l’abbia
sedotta. La ragazza
rimase incinta e
andò a convivere con
l’innamorato,
creando un grave
scandalo. Ma quel
loro amore, che era
profondo e grande,
provocò un
cambiamento drastico
nella vita di
Agostino. Fu, per
lui, la salvezza,
l’inizio di quella
che poi divenne la
sua conversione. Ma,
come ho già detto,
non potè essere
legalizzato con il
matrimonio. C’erano
allora delle leggi
ecclesiastiche che,
dopo l’editto di
Costantino del 312 e
sotto Giustiniano,
erano state recepite
anche nel Codice
civile. Una di
quelle leggi
riguardava le
“Vergini
consacrate”. Queste
non potevano mai
abbandonare il loro
stato e quindi non
avrebbero mai potuto
sposarsi
legalmente>>.
<<Come vissero
Agostino e la sua
compagna?>>
<<Da concubini.
Il “concubinato” era
uno stato civilmente
“tollerato” in quel
tempo. Finiti gli
studi, Agostino
tornò a Tagaste, con
la compagna e il
figlio, al quale
aveva dato il nome
di Deodato, che
significa “dono di
Dio”. A Tegaste
voleva aprire una
scuola ma non aveva
mezzi. La famiglia
non gli diede alcun
aiuto. La madre
considerava Agostino
un “sacrilego”
perchè conviveva con
una “vergine
consacrata” e non
volle neppure
ospitarlo in casa.
Fu ancora Romaniano
a venirgli in aiuto.
Gli fece un generoso
prestito e con quei
soldi Agostino aprì
una sua scuola.
<< Ma a Tagaste non
si trovò bene. Gli
allievi non lo
pagavano. Tornò,
quindi, a Cartagine,
e aprì una nuova
scuola. Ma anche a
Cartagine non ebbe
fortuna. Emigrò a
Roma. Nel frattempo
continuava a
studiare. Era
assetato di verità.
Per cercarla, aderì
via via a tutte le
varie ideologie e
correnti
filosofico-religiose
del tempo: dal
materialismo passò
allo stoicismo, al
movimento dei
platonici, al
pelagianesimo e
infine al
manicheismo. Furono
i manichei a capire
quanto intelligente
e bravo fosse quel
giovane. Erano molto
influenti nella
politica e decisero
di valorizzarlo.
Attraverso Simmaco,
prefetto di Roma,
sostennero la
candidatura di
Agostino alla
cattedra di Retorica
di Milano, posto di
grande prestigio
perché Milano era
diventata la sede
ufficiale
dell’Impero, e la
candidatura fu
accettata. Nel 384,
quando aveva solo 30
anni, Agostino fu
nominato “Retore
imperiale”, e si
trasferì a Milano
con la famiglia.
<<Vescovo di
Milano era Sant’Ambrogio.
Agostino lo stimava
molto e cominciò ad
andare alle sue
prediche per
“ragioni estetiche”,
come scrisse lui
stesso, cioè perché
Ambrogio era uomo
colto e raffinato.
Ma in quelle
prediche trovò la
Verità che inseguiva
da anni. Dio si
rivelò a lui e il
cuore di Agostino ne
fu infiammato. Si
iscrisse nell’elenco
dei catecumeni e si
preparò al battesimo
che avrebbe ricevuto
la notte del Sabato
santo del 387,
impartito da Sant’Ambrogio,
ma sorse subito un
grave impedimento.
<<La Chiesa
imponeva ai
catecumeni di
mettere ordine nella
loro vita prima di
ricevere il
battesimo. Chi aveva
l’amante, doveva
lasciarla. Chi
conviveva, doveva
sposarsi. Agostino,
quindi, avrebbe
dovuto sposarsi, ma
non lo fece. Alcuni
biografi affermano
che egli, quando
decise di ricevere
il battesimo, mandò
via la sua compagna,
tenendo invece con
se il figlio
Adeodato, che aveva
15 anni. E’ una
versione non
documentata, e che
io ritengo non vera.
Agostino, era molto
innamorato della sua
compagna. Per lei
aveva cambiato vita.
Nelle “Confessioni”
racconta che in
quindici anni non
l’aveva mai tradita
e questo dimostra il
suo grande amore e
quindi non l’avrebbe
mai abbandonata in
quel modo. Allora,
al tempo del
battesimo, Agostino
non pensava
assolutamente di
intraprendere la
carriera
ecclesiastica, e non
c’erano ragioni
plausibili perché
non dovesse sposare
la mamma di suo
figlio.
<<Io penso che
Agostino non sposò
la propria compagna
perché “non poteva
farlo”. E non poteva
farlo perché la
legge non gli
permetteva di
sposare una “Vergine
consacrata”. Avrebbe
dovuto mandarla via.
Ma si sentiva morire
per il dolore al
solo pensiero. E fu
lei, la donna a
risolvere la
questione,
sacrificando se
stessa. Se ne tornò
a Roma, lasciando ad
Agostino anche il
figlio. Una
separazione
dolorosissima, come
dimostra il fatto
che Agostino non
dimenticò mai quella
sua compagna. Sua
madre, Monica, cercò
invano di
consolarlo,
presentandogli varie
donne, con ottima
posizione, perché
potesse rifarsi una
vita. Ma rifiutò
sempre. Egli era una
grande autorità a
Milano e le migliori
famiglie
desideravano
imparentarsi con
lui. Ma Agostino era
sempre innamorato
della madre di suo
figlio e rifiutò
tutte le proposte>>.
<<Cosa fece dopo
il Battesimo?>>
<<Rinunciò
all’incarico di
Retore imperiale
perché non si
trovava bene in
quell’ambiente.
Decise di tornare a
Tagaste e dedicarsi
allo studio, alla
preghiera, insieme a
sua madre e ai suoi
amici. Lasciò Milano
e raggiunse
Civitavecchia per
imbarcarsi verso
l’Africa. Ma a
Civitavecchia Monica
prese la malaria e
morì. Agostino
allora si trasferì a
Roma, dove si fermò
per otto mesi. Era
attratto dalle
comunità monacali
che si stavano
diffondendo. A Roma
ce n’erano diverse e
volle conoscerle.
Erano comunità di
persone che
desideravano vivere
come i primi
cristiani.
<<Nel 388 tornò a
Tagaste, vendette i
pochi beni che
aveva, distribuì il
ricavato ai poveri e
si ritirò con pochi
amici alla periferia
del paese. Il suo
nuovo ideale di vita
era quello del
nascondimento, della
preghiera e dello
studio insieme agli
amici che
condividevano le sue
idee. Ma Agostino
era molto noto a
Tagaste. Tutti
ammiravano la sua
gentilezza, la sua
bontà, la sua
sapienza e ogni
giorno c’erano
persone che andavano
a trovarlo per
chiedergli consigli,
favori, aiuti e lui
non riusciva a dire
di no a nessuno. In
questo modo la sua
vita di studio e di
preghiera veniva
continuamente
disturbata e allora
decise di lasciare
Tagaste. Trasferì la
sua dimora in una
cittadina vicina al
mare mediterraneo,
Ippona, nei pressi
dell’attuale Annaba.
Ma la fama lo aveva
preceduto. Un giorno
entrò nella chiesa
di Ippona mentre era
in corso una
riunione. Il
vescovo, Valerio,
ormai anziano, stava
esponendo ai fedeli
la necessità di
avere un sacerdote
che lo aiutasse. I
fedeli, vedendo
Agostino,
cominciarono a fare
con entusiasmo il
suo nome, egli si
scherniva, perché
mai aveva pensato di
diventare sacerdote.
Ma, allora, la voce
del popolo era voce
di Dio, “vox populi
vox Dei”, e il
vescovo lo chiamò e
gli disse che quella
era la volontà di
Dio e non poteva
rifiutarla. Così
Agostino venne
ordinato sacerdote.
<<Che la scelta
fosse stata ottima,
lo si capì subito.
Agostino organizzò
una tale attività
religiosa che a
Ippona e nelle zone
circostanti ci fu un
rifiorire
straordinario di
fede, di opere, di
studi. Tutti
accorrevano alle
prediche di
Agostino. I
sacerdoti e anche i
vescovi andavo per
avere consigli.
Ippona, grazie ad
Agostino, divenne un
punto di riferimento
per tutte le chiese
d’Africa. Il vescovo
Valerio, temendo che
Agostino fosse
inviato ad altre
sede, lo consacrò
vescovo nominandolo
suo successore. La
consacrazione
avvenne intorno al
396 e Agostino così
non si mosse più da
Ippona >>.
<<Agostino morì nel
430, il suo
episcopato quindi
durò molto>>.
<<Durò 34 anni.
Un tempo lungo e
intensissimo di
attività. Agostino
si dedicò a questa
sua nuova missione
anima e corpo. Fu un
pastore premuroso,
attento alle
necessità dei suoi
fedeli, in
particolare i
poveri, gli umili,
gli ammalati. Curò
molto la
predicazione, anche
se gli costava
sacrifici grandi
perché aveva
problemi di polmoni
e parlare era un
tormento. Spesso
andava a predicare
anche in altre
località e fu pure a
Cartagine. Insieme
alla predicazione
curò molto lo
scrivere. Dove non
poteva arrivare con
la parola, voleva
arrivare con i suoi
scritti. A Ippona
aveva realizzato uno
straordinario
Laboratorio. Con lui
lavoravano diverse
persone che
prendevano nota di
tutto quello che
usciva dalla bocca
di Agostino:
conversazioni,
dispute, dialoghi,
prediche e poi lo
ordinavano in una
forma compiuta.
Agostino rielaborava
il tutto preparando
libri e trattati.
Altri scrivani
facevano copie che
venivano inviate
alle chiese, ai
vescovi, e anche a
persone che
chiedevano aiuti e
consigli. Agostino
contribuiva alla
produzione di libri,
con elaborati che
scriveva
direttamente.
Soffriva di
insonnia, ma non si
lamentava perché in
quel modo poteva
trascorrere gran
parte delle notti a
scrivere. La
produzione
letteraria lasciata
da Agostino è
semplicemente
immensa e ancora
oggi è fonte
straordinaria di
“sapienza”
teologica, mistica,
filosofica per
studiosi di ogni
genere, compresi i
Papi>>
<<Quando morì?>>
<<Nella notte tra
il 28 e il 29 agosto
del 430. Aveva 76
anni. Fu colpito da
febbre e, dopo breve
malattia, se ne andò
in cielo. Il suo
corpo fu sepolto a
Ippona. In seguito,
venne trasferito in
Sardegna e poi a
Pavia, dove ancora
si trova nella
Chiesa di San Pietro
in Ciel d’oro>>.
<<Dalla lettura
dei suoi libri e
dalle testimonianze
di chi lo conobbe,
si riesce ad avere
una descrizione di
com’era fisicamente
Sant’Agostino?
<< Si, ci sono
cenni e dati che ci
permettono di
farcene un’immagine
abbastanza
attendibile. Non
doveva essere molto
alto. Un episodio
riferito dallo
stesso Agostino,
induce a questa
conclusione. Tutti i
romani erano di
statura medio-bassa.
Quando nelle
catacombe si trova
qualche scheletro di
persona alta,
significa che non
era romano. Una
signora romana aveva
un figlio che doveva
essere consacrato
diacono e per quella
circostanza gli
aveva comperato un
bel vestito nuovo.
Ma il giovane morì e
la signora regalò il
vestito ad Agostino,
che la ringraziò del
dono, ma le disse
che “non poteva
metterlo perché era
troppo grande per
lui”. Da questo
dettaglio si ricava
che Agostino doveva
essere più piccolo
di un normale romano
del tempo. Sarà
stato alto un metro
e 60 centimetri
circa. Apparteneva
alla popolazione
della costa
mediterranea e aveva
quindi i caratteri
somatici degli
attuali algerini:
carnagione scura,
capelli neri>>.
<<E da un punto
di vista del
temperamento, come
era?>>
<<Era un tipo
affabile, gentile,
cordiale, bisognoso
di affetto.
Desiderava essere
sempre attorniato da
amici, anche da
anziano, e soffriva
dovendo allontanarsi
da loro. Lui stesso
dice di sé: “Io sono
di animo gentile”.
Risultava simpatico,
e tutti volevano
stare con lui.
Possedeva una
nobiltà d’animo
innata. Da giovane,
quando frequentava
compagnie poco
raccomandabili, non
scese mai a
comportamenti
volgari, rozzi,
violenti. Voleva
essere sempre
“elegante e fine”.
Era un parlatore
raffinato. Incantava
con i suoi discorsi.
<<Agostino è vissuto
1600 anni fa, ma
sembra un uomo del
nostro tempo.
Conobbe tutte le
difficoltà che
assillano le persone
di oggi. Prima di
incontrare Dio e
vivere per Lui, fu
vittima di passioni
sfrenate.
Cercava la verità,
ma attraverso strade
che erano lontane da
quella fede
cristiana che da
bambino aveva
appreso dalla madre.
E ad un certo
momento divenne
addirittura un
nemico della
religione cristiana
che giudicava falsa.
Poi si convertì
diventando per il
resto della sua vita
un innamoratissimo
seguace di Gesù e un
appassionato
divulgatore del
Vangelo>>.