Un nuovo strepitoso miracolo spiana
la strada verso l’ultimo traguardo della santità per il
Beato Carlo d’Asburgo.
L’Imperatore d’Austria che Papa
Wojtyla tanto ammirava
30 Marzo 2009
Di Renzo Allegri
Foto di Nicola Allegri
l’Arciduca
Rodolfo d’Austria,
figlio del Beato Carlo
Imperatore,
con la figlia Catharina
d’Austria. |
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Arciduchessa Catharina
d’Austria,
nipote del Beato Carlo
Imperatore. |
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L’Arciduchessa Catharina
d’Austria
con don Arnaldo Morandi,
parroco della chiesa di San
Gottardo
a Brescia, dove sono
conservate
alcune reliquie del Beato
Carlo imperatore. |
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Il beato
Carlo imperatore d’Austria
in una foto del 1911, con la
moglie
principessa Zita dei Borboni
Parma.
Anche per la moglie del Beato
Carlo,
morta nel 1986, è in corso
il processo di
beatificazione. |
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Discendenti e parenti
dell'ultimo Imperatore
d'Austria
Riuniti in una foto storica |
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sulle foto per ingrandire |
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Il primo di aprile di 87
anni fa moriva Carlo
d’Asburgo Lorena, ultimo
imperatore d’Austria
proclamato beato
nell’ottobre del 2004.
Alla morte aveva
soltanto 34 anni ed era
in esilio a Madeira,
cacciato dal trono dalle
nuove forze politiche
che si erano rafforzate
nel Paese dopo la prima
guerra mondiale e che si
opponevano a Carlo
perché cattolico
osservante e
rappresentante di
quell’antico Sacro
romano impero che
difendeva la Chiesa.
Il 2 aprile, invece,
ricorre il quarto
anniversario della morte
di un altro grande,
grandissimo uomo: Carlo
Wojtyla e cioè Papa
Giovanni Paolo II.
In due giorni si
ricordano gli
anniversari di un
imperatore già beato e
di un Papa, che dovrebbe
essere proclamato beato
a breve. Austriaco il
primo, polacco il
secondo. Due eccezionali
protagonisti della
storia del secolo
Ventesimo. Due persone
che non si sono mai
conosciute su questa
terra, ma che erano
legate dalla fede
cristiana, dalla pratica
eroica delle virtù
evangeliche nella vita
quotidiana e anche da un
sottile e misterioso
dettaglio affettivo:
avevano avuto al
battesimo lo stesso
nome, Carlo.
In genere, nei libri
biografici di Papa
Giovanni Paolo II non si
trova alcun cenno a
questo dettaglio. Dai
registri parrocchiali si
sa che venne battezzato
con due nomi: Karol
Jozef (Carlo Giuseppe).
Tutti i biografi hanno
sempre scritto che il
primo nome ricordava il
padre del futuro Papa,
che si chiamava appunto
Karol (Carlo), mentre il
secondo, Jozef, gli era
stato dato in omaggio al
generale Pilsudski,
l’eroe fondatore della
Repubblica Polacca.
Ma recentemente su
questo argomento ho
raccolto una
testimonianza nuova e
inedita. Uno dei tre
figli viventi
dell’Imperatore Carlo I
Suoi altezza imperiale
reale Arciduca Rodolfo,
mi ha raccontato che lo
stesso Giovanni Paolo II
gli ha rivelato perché
al battesimo fu chiamato
Carlo. <<Fu durante
un’udienza privata che
Papa Wojtyla concesse
alla mia famiglia>>, mi
ha raccontato l’Arciduca
Rodolfo. <<C’erano i
miei figli, con le loro
famiglie e c’era anche
mia madre, l’Imperatrice Zita. Il Papa ci accolse
con grande cordialità.
Parlò con grande
entusiasmo di mio padre,
l’imperatore Carlo. E
rivolgendosi a mia
madre, la chiamava “la
mia Imperatrice” e ogni
volta si inchinava verso
di lei. Ad un certo
momento disse: “Sapete
perché al battesimo io
fui chiamato Carlo?
Proprio perché mio padre
aveva una grande
ammirazione per
l’Imperatore Carlo I, di
cui è stato un
soldato>>.
Testimonianza molto
significativa che spiega
la costante ammirazione
manifestata sempre da
Giovanni Paolo II per
l’Imperatore austriaco.
Aveva imparato a
conoscerlo dal proprio
genitore, Karol Wojtyla
senior, che era stato
sottufficiale del 56°
reggimento di fanteria
dell’esercito
austroungarico, quindi
soldato dell’Imperatore
Carlo I°. Fin da allora,
Karol Wojtyla senior
aveva intuito la
grandezza morale e
spirituale del suo
imperatore e se ne era
entusiasmato al punto da
dare al proprio figlio
quel nome. E, mano a
mano che il figlio
cresceva, gli
trasmetteva la vera
storia di
quell’imperatore,
confutando le dicerie e
le calunnie diffuse da
coloro che lo avevano
cacciato dal trono.
Così, anche il futuro
Papa imparò ad
apprezzare il giovane e
sfortunato imperatore
austriaco, vedendo in
lui una rara e fulgida
figura di sovrano giusto
e leale, generoso e
amorevole, pronto a
qualsiasi sacrificio
personale per il bene
del popolo. Per questo,
da Papa, ne sostenne
apertamente e con
entusiasmo il processo
di beatificazione e
quando potè celebrare la
solenne cerimonia lo
fece con gioia,
indicando il sovrano
austriaco come modello
per tutti gli uomini
politici.
Quando, nel 2004, venne
diffusa la notizia che
l’Imperatore Carlo I°
d’Austria sarebbe stato
beatificato, molti,
anche in ambito
cattolico, si
meravigliarono.
Trovavano strano che un
imperatore, cioè un uomo
appartenente al mondo
dei nobili, dei ricchi,
dei potenti della terra
potesse diventare santo.
I giornali ricordarono
figure del passato: Re
Stefano d’Ungheria,
Sant’Agnese di Praga,
Sant’Elisabetta
d’Ungheria, Sant’Enrico
II imperatore, Santa
Brigida di Svezia, San
Luigi IX re di Francia,
San Ferdinando re del
Portogallo eccetera,
sottolineando, però, che
si trattava di
“regnanti” vissuti in
tempi molto lontani,
quando i processi di
beatificazione non erano
rigorosi come lo sono
ora, mentre Carlo I
d’Austria era morto nel
1922, all’inizio del
secolo scorso, meno di
cento anni prima. Era un
uomo giovane,
intelligente, colto,
bello, marito di una
principessa bellissima,
Zita dei Borboni Parma,
dalla quale aveva avuto
otto figli. Per la
mentalità moderna,
sembrava impossibile che
una persona del genere
avesse esercitato le
virtù evangeliche in
maniera eroica al punto
da meritare la gloria
degli altari.
Su di lui inoltre
circolavano molti
pregiudizi. Gli storici
laici lo avevano sempre
definito “un debole e un
incapace”. Salito al
trono nel 1916, quando
era in pieno svolgimento
la Prima guerra
mondiale, lo incolpavano
di non essere stato
capace di vincere la
guerra. Per questo, dopo
il conflitto era stato
esiliato dal suo Paese.
Ma, poi, alla luce di
una grande mole di
documenti emersi al
processo di
beatificazione e di
altri studi pubblicati
dopo quel processo, si è
scoperto invece che
l’imperatore Carlo I fu
un politico
lungimirante, che voleva
il “bene vero” dei suoi
sudditi, che aveva
grandi idee
d’avanguardia per
l’Europa.
<<Sì, il processo di
beatificazione ha molto
contribuito a cambiare
il giudizio che gli
storici avevano sempre
dato su mio nonno>>,
dice l’Arciduchessa Catharina d’Austria,
figlia dell’arciduca
Rodolfo. <<Finalmente,
molti studiosi hanno
cominciato a mettere da
parte i pregiudizi
derivanti dal fatto che
mio padre era un
cattolico praticante, e
hanno iniziato a
valutarne
obbiettivamente le idee
politiche, costatando
che erano geniali>>.
Trentasei anni, Laureata
in Giurisprudenza e
specializzata in Scienze
politiche, Catharina
d’Austria è autrice di
vari saggi storici sui
personaggi della propria
famiglia e,
naturalmente, anche lei
grande appassionata
della storia del suo
illustre nonno.
<<Oggi per fortuna,
molti riconoscono che
mio nonno fu un
illuminato pacifista,
uno dei primi convinti
sostenitori di una
Grande Europa Unita,
basata non sui conflitti
armati ma sulla
cooperazione, sul
rispetto delle
minoranze, delle
autonomie, delle culture
e delle singole persone.
Se fosse stato
ascoltato, l’Europa
unita sarebbe nata molto
prima, e certamente non
ci sarebbero stati gli
orrori della terribile
Seconda guerra
mondiale>>.
L’arciduchessa Catharina
d’Austria, che ha
sposato un italiano, il
conte Massimiliano Secco
d’Aragona, cittadino
bresciano, è promotrice
di varie iniziative a
favore della conoscenza
vera dell’Imperatore
Carlo I d’Austria. A
Brescia, dove spesso
vive con il marito e i
due figli, Costantino, 8
anni, e Nicolò, 6, ha
patrocinato un centro
culturale e religioso
che ha lo scopo di far
conoscere ed apprezzare
la vita, l’opera e la
santità del Beato
Imperatore Carlo
d’Austria. Questo centro
ha sede nella parrocchia
di San Gottardo, dove si
conservano alcune
reliquie
dell’Imperatore. Al
movimento hanno aderito
importanti personalità
del mondo cattolico,
uomini politici,
professori universitari,
vescovi e prelati
illustri. In quel
centro, gestito dal
parroco monsignor
Arnaldo Morandi, si
tengono convegni,
conferenze, dibattiti
per approfondire la
conoscenza della
politica cristiana di
Carlo I Imperatore.
<<Io sono la più piccola
dei nipoti
dell’Imperatore Carlo
I>>, dice l’arciduchessa Catharina. <<Ho imparato
a conoscerlo soprattutto
attraverso i racconti di
mia nonna, l’Imperatrice Zita dei Borboni Parma.
Passava molto tempo
nella nostra casa a
Bruxelles e io, essendo
la più piccola, ero un
po’ la sua coccola. Era
religiosissima. Fu lei a
insegnarmi il catechismo
e a prepararmi per la
Prima Comunione. Parlava
sempre del nonno. Ne
parlava con tale
trasporto che era
impossibile non rimanere
affascinati. E, dai suoi
racconti, mi sono fatta
l’idea che il nonno non
fu un santo solo da
adulto, da imperatore,
ma da sempre, da
ragazzo, da giovane, da
fidanzato. Un grande
santo>>.
A Roma, intanto,
l’avvocato Andrea
Ambrosi, postulatore
della causa di
beatificazione
dell’imperatore Carlo I
d’Austria, sta lavorando
per l’ultima tappa del
processo: la
“canonizzazione”, cioè
la proclamazione della
santità. Per raggiungere
questo traguardo, la
Chiesa richiede
l’approvazione di un
nuovo miracolo, avvenuto
dopo che il soggetto era
stato proclamato beato.
E questo miracolo per
l’imperatore d’Austria
Carlo I c’è già.
Riguarda una signora
americana, Tamara Staggs,
di Orlando, in Florida.
Nel 2002 fu colpita da
tumore maligno alla
mammella. Fu operata e
sottoposta a
chemioterapia, ma nel
2004 il male si
ripresentò più grave,
con metastasi anche al
fegato. Medicine e
terapie risultarono
inutili. La situazione
precipitava. I medici
dissero che all’ammalata
restavano pochi mesi di
vita.
I coniugi Melancon,
amici della signora
Tamara, ma amici anche
della famiglia del beato
Carlo, dalla quale
avevano ricevuto in dono
una reliquia,
cominciarono a pregare
l’imperatore per la
guarigione della signora
Tamara. La cosa sembrava
un po’ “difficile”
perchè la signora Tamara
non era di religione
cattolica, ma riuscirono
egualmente a
coinvolgerla nelle
preghiere e,
all’improvviso, arrivò
la guarigione.
Il 19 gennaio 2005, una
TAC evidenziava, in modo
del tutto inatteso, la
completa scomparsa delle
metastasi epatiche.
Successivi controlli,
ripetuti periodicamente
– l’ultimo nell’ottobre
2008 - hanno dimostrato
che del male non c’è più
alcuna traccia.
A Orlando è già stato
fatto il processo
diocesano per questa
guarigione con le
deposizioni giurate di
tutti i testimoni e dei
medici. L’incartamento è
già a Roma. <<Sono
trascorsi tre anni dalla
guarigione, quindi va
ritenuta
inconfutabile>>, dice il
postulatore avvocato
Ambrosi. <<Ho già fatto
esaminare il caso anche
a un famoso oncologo
dell’Università “La
Sapienza” di Roma, che
lo ha ritenuto
validissimo. Però, per
avere la certezza
assoluta, ho deciso di
aspettare fino al 2010,
cioè cinque anni dopo la
guarigione. E sono certo
che questo miracolo farà
diventare presto Santo
l’imperatore
d’Austria>>.
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