Mentre una commissione
di teologi sta valutando
la vita, le opere e gli
scritti di Giovanni
Paolo II su incarico
della Congregazione per
le cause dei santi,
visitiamo gli uffici
dalla Postulazione, dove
i devoti di tutto il
mondo inviano lettere e
testimonianze.
Papa Wojtyla: Santo
presto o quando?
15 Maggio 2009
Di Renzo Allegri
Foto Nicola Allegri
Il processo di
beatificazione di
Giovanni Paolo II è alla
stretta finale? Proprio
in questi giorni a Roma,
presso la Congregazione
per le cause dei santi
si è riunita una
commissione, composta da
otto teologi più il
promotore della fede,
monsignor Sandro
Corradini, per valutare
vita, opere e scritti di
Karol Wojtyla e dare il
via libera alla
procedura ultima. In
pratica, la commissione
deve esaminare il lavoro
compiuto nell’ambito
della prima fase del
processo di
beatificazione, quella
che è chiamata “processo
diocesano”, e
soprattutto esaminare le
prove di santità
raccolte e ordinate dal
postulatore, cioè
dall’”avvocato
difensore” della causa,
monsignor Slawomir Oder,
in un documento di 1500
pagine. Se la
commissione approverà il
lavoro del tribunale
diocesano e quello
dell’avvocato difensore,
il giorno fatico della
beatificazione di
Giovanni Paolo II
dovrebbe essere molto
vicino.
Quanto vicino?
Tutti se lo chiedono. Ma
è impossibile
stabilirlo.
Viene in mente la frase
“santo, santo subito”
gridata dalla folla
durante le esequie di
Papa Wojtyla, la mattina
dell’8 aprile 2005, e
poi diventata uno
slogan. Celebrava il
rito il cardinale
Ratzinger e con lui
concelebravano 157
cardinali. Erano
presenti 700 vescovi e
3000 tra prelati e
sacerdoti. Da ogni parte
del mondo erano giunti i
potenti della terra: 169
delegazioni straniere
con 10 monarchi, 59 capi
di Stato, 3 principi
ereditari, 17 capi di
governo, primi ministri,
presidenti di
parlamenti, ministri. E
una folla di fedeli
calcolata intorno a due
milioni, mentre le
telecamere di 137 catene
televisive di 81 Paesi,
trasmettevano la
cerimonia in diretta, in
mondovisione,
raggiungendo un numero
di spettatori calcolato
sui tre miliardi.
C’era la Chiesa e il
mondo intero intorno a
quella bara povera,
posta sulla nuda terra
della piazza. E quel
grido “Santo, santo
subito”, ripetuto
durante l’omelia del
cardinale Ratzinger
pareva una ripetizione
corale e quasi dolorosa,
rivolta alla Chiesa.
Ratzinger, che in quel
momento, come cardinale
decano, rappresentava la
Chiesa, volle rispondere
e lo fece con delle
frasi incredibili che,
pronunciate in quel
momento, davanti alla
più grande assemblea
ecclesiale che si
potesse immaginare e al
mondo intero avevano il
significato di una
proclamazione, di una
beatificazione
immediata. Con voce
sicura, commossa e
ispirata, disse:
“Possiamo essere sicuri
che il nostro amato Papa
sta adesso alla finestra
della casa del Padre, ci
vede e ci benedice”. Il
28 aprile, poi, cioè
sole tre settimane dopo
quelle esequie, quando
Ratzinger era diventato
Papa da nove giorni,
volle dare il via libera
per l’inizio della causa
di beatificazione di
Papa Wojtyla, concedendo
la deroga alla norma
canonica che stabilisce
che le cause di
beatificazione non
possano iniziare prima
che siano passati cinque
anni dalla morte del
candidato.
Sembrava quindi che
l’invocazione “santo
santo subito” potesse
trovare una
immeditata risposta.
Sono trascorsi quattro
anni. Se il processo si
concludesse a breve,
quel grido avrebbe
ancora un significato.
Ma, purtroppo, in
Vaticano non tutti sono
ottimisti.
<<Restano ancora delle
ombre, molte ombre >>,
affermano i pessimisti.
Ritengono impossibile
che, a così breve
distanza dalla morte, si
sia potuto esaminare con
equilibrio e completezza
l’esistenza di un
pontefice che ha regnato
per quasi 27 anni e ha
intrattenuto rapporti
con i potenti di ogni
parte del mondo.
Inoltre, affermano che
non si possa procedere
in questo processo senza
prima esaminare tutti
gli scritti di Wojtyla.
Giovanni Paolo II, nel
testamento aveva chiesto
che tutte le sue carte
private fossero
bruciate, ma il suo
segretario Stanislao
Dziwisz le ha conservate
e l’immenso archivio è
stato trasferito da Roma
all’arcivescovado di
Cracovia dove però non è
ancora stato
inventariato e non è
stato possibile quindi
esaminare il contenuto
di quelle carte.
Ci sono
poi i documenti dei
servizi segreti russi e
polacchi. Gli 007 di
quei Paesi spiarono in
continuazione la vita di
Wojtyla, ed erano
riusciti anche a
infiltrare quattro
superspie del KGB nello
stretto entourage del
papa in Vaticano. Che
cosa contengono quei
documenti segreti?
I dubbi dei pessimisti
si scontrano con i
sostenitori della tesi
“santo santo subito”. I
quali temono che, a
voler esaminare tutto,
ci si immetta in un
labirinto da cui non si
sa quando si potrà
uscire. Come è accaduto
per la causa di
beatificazione di Pio
XII e, in un certo
senso, anche per quella
di Giovanni XXIII. I
Papi moderni, che hanno
una attività diplomatica
intensissima, con
contatti con tutte le
nazioni, credenti e non
credenti, possono
diventare bersaglio di
campagne diffamatorie,
basate su calunnie e su
falsi documenti, che,
grazie al frenetico tam
tam mediatico tipico
della nostra civiltà,
diventano baluardi
insuperabili.
Chi avrà ragione
nell’immediato per
quanto riguarda la causa
di beatificazione di
Giovanni Paolo II? Gli
ottimisti o i
pessimisti? Ratzinger o
i burocrati
intransigenti? Per il
cronista che cerca una
riposta chiara, il
Vaticano resta
impenetrabile.
In attesa che il dilemma
si chiarisca, abbiamo
visitato gli Uffici
della Postulazione, il
luogo cioè dove lavora
l’avvocato difensore,
monsignor Oder, colui
che nel processo di
beatificazione ha avuto
l’incarico di produrre
le “prove” della santità
di Giovanni Paolo II.
Ci ha guidato la
dottoressa Aleksandra
Zapotoczny che in questi
quattro anni ha fatto
parte del gruppo dei
collaboratori più
stretti di monsignor
Oder.
<<Queste sono le
stanze dove arriva tutto
quello che riguarda Papa
Wojtyla>>, dice Aleksandra Zapotoczny.
<<In particolare lettere
con le speranze, le
angosce, le ansie e gli
affetti del mondo che
ama Giovanni Paolo II>>.
Siamo al quarto piano
del Palazzo
arcivescovile del
Vicariato di Roma. Gli
Uffici del Postulatore
sono francescanamente
semplici. Poche stanze e
nessun lusso.
Aleksandra Zapotoczny è
una giovane giornalista
polacca nata a Wadowice,
la cittadina di Karol
Wojtyla. Lavora con il
postulatore della Causa
fin dall’inizio ed è
quindi molto informata
sull’argomento. E’
responsabile del
periodico “Totus tuus”,
la rivista ufficiale
della causa di
beatificazione di Papa
Wojtyla, ed ha
pubblicato tre libri di
testimonianze sulla sua
santità.
<<Ho imparato
ad amare Giovanni Paolo II fin da bambina>>,
dice. <<Mia madre,
medico, raccomandava
sempre i suoi malati a
Papa Wojtyla, e quando
lui era in vita, li
portava qui a Roma
perché li benedisse. Mia
nonna, fu compagna di
scuola al liceo di
Karol; la mia bisnonna
si inginocchiava quando
lo vedeva in
televisione. Non avrei
mai potuto pensare che
un giorno la mia vita
sarebbe stata così
legata Giovanni Paolo II>>.
Di quante persone è
composta l’équipe dei
collaboratori del
Postulatore?, chiediamo
<<Il gruppo che lavora
qui con monsignor Oder,
cioè i suoi stretti
collaboratori, è
esiguo>>, risponde
Alessandra Zapotoczny.
<< Praticamente siamo in
quattro: la dottoressa
Michèle Smits, belga,
che è la segretaria di
monsignor Oder; ci sono
io, polacca, che faccio
da assistente al
postulatore per le cose
polacche, da
intermediaria con i
giornalisti e curo la
rivista “Tutus tuus”.
Poi ci sono due
italiani, don Giuseppe
Mangia che risponde alle
lettere dei lettori e
provvede a soddisfare le
loro richieste, e
Stefano Chiodo che è
responsabile del sito
Internet>>.
<<Che genere di lavoro è
il vostro?>>
<<Aiutiamo il
postulatore a tenere i
contatti con la grande
famiglia degli
ammiratori e dei devoti
di Giovanni Paolo II.
Famiglia immensa, sparsa
su tutta la terra.
Monsignor Oder, come
postulatore, lavora con
la commissione
incaricata di
raccogliere e valutare
tutto quello che
riguarda Giovanni Paolo
II. Noi invece teniamo i
contatti con il
pubblico, con i
giornali, con la gente.
<<Monsignor Oder è un
lavoratore infaticabile.
Ha organizzato tutto con
criteri innovativi.
Questo genere di
processi erano
operazioni macchinose
che procedevano su
binari vecchi e lenti.
Un procedere imbrigliato
da antiche consuetudini
e lentezze burocratiche.
Monsignor Oder, fin
dall’inizio del suo
mandato ha deciso di
utilizzare tutti i mezzi
moderni e i canali della
comunicazione. In
particolare quelli
legati a Internet, la
rete globale. Quindi, ha
voluto che ci fosse un
Sito, in cui dare le
informazioni sul
processo in tempo reale:
e la posta elettronica,
attraverso la quale la
gente, in qualunque
parte del mondo, poteva
inviare notizie e
informazioni. Questo
sistema ha aiutato molto
il lavoro, rendendolo
dinamico. Ed ha anche
trasformato il processo
di una beatificazione,
che in genere, nel suo
svolgersi, era un fatto
un po’ misterioso per la
gente, in una vicenda
pubblica, interessante,
seguita, come era giusto
fosse per un personaggio
tanto amato dalle folle
come Giovanni Paolo II.
E per rendere partecipi
anche coloro che non
usano il computer, ha
inventato una rivista
sulla quale si pubblica
quello che si trova sul
sito.
Che cosa arriva in
questo vostro ufficio?
<<Di tutto. Lettere,
e-mail, testimonianze,
regali fatti a Papa
Wojtyla, invocazioni
disperate di aiuto,
richiesta di preghiere,
una valanga di
materiale.
<<Le lettere, le e-mail
vengono lette,
catalogate e conservate.
Se necessario, si
risponde.. Quelle più
significative le abbiamo
pubblicate sul sito e
sulla rivista. Tutti e
due, rivista e sito,
hanno lo stesso titolo:
“Totus Tuus”, che
richiama la frase di
Papa Wojtyla, nei
confronti della sua
grandissima devozione
alla Madonna: “Tutus
tuus ego sum”.
All’inizio, la rivista
era di 4 pagine. Poi,
grazie anche
all’incoraggiamento del
cardinale Ruini e alla
richiesta dei lettori,
la rivista è cresciuta,
oggi ha 32 pagine e
viene pubblicata in sei
lingue: polacco,
italiano, spagnolo,
inglese, francese e
portoghese. Io sono
responsabile della
edizione in polacco,
mentre c’è un capo
redattore, Angelo Zema,
per le altre lingue>>.
Cosa scrive la gente?
<<Confida il suo amore,
la sua devozione per
Giovanni Paolo II. Molte
lettere contengono
richieste di aiuto. Le
persone si rivolgono a
Giovanni Paolo II come
se fosse vivo. Lo
chiamano per nome, “Caro
Papa”, “Caro Karol”,
“Caro Giovanni Paolo”, e
anche “Caro papà”.
Raccontano le loro pene,
le sofferenze, fisiche e
morali. A volte le loro
tragedie. Certe lettere
sono macchiate e si
capisce che la persona
scrivendo piangeva. Ma
ci sono anche tante
lettere di
ringraziamento. Persone
che raccontano di aver
pregato il Papa e di
aver ottenuto grazie
importanti, guarigioni
strepitose, miracoli.
Nel primo anno dopo la
morte del Papa, le
lettere erano
prevalentemente dominate
dal dolore per la
perdita di Giovanni
Paolo, persona
amatissima. Nel secondo
anno invece dominavano
le richieste di aiuto.
Nelle lettere del terzo
anno dopo la morte,
prevalgono i
ringraziamenti per
grazie ricevute e i
racconti di conversioni,
di guarigioni
prodigiose>>.
Da dove provengono le
lettere?
<<Soprattutto dalla
Polonia e dell’Italia,
ma in pratica da tutto
il mondo. Anche dal
Giappone, dalla Cina.
Scrivono cattolici, ma
anche islamici, ebrei,
buddisti, protestanti, e
perfino atei, che si
dichiarano tali, ma che
in realtà dimostrano con
il loro scritto, di
amare profondamente Papa
Wojtyla>>.
C’è qualche lettera che
ricorda in maniera
particolare?
<<Le ricordo tutte
perché ognuna è come un
brandello vivo di
sofferenza e di amore.
Mi commuovono
soprattutto le lettere
delle giovani spose che
desiderano avere un
figlio e non arriva.
<< Sembra che Giovanni
Paolo II, dal cielo, sia
molto sensibile a questi
problemi. Monsignor Oder
dice che, quando sarà
fatto santo, Papa
Wojtyla potrebbe
diventare il protettore
delle mamme che non
riescono ad avere figli.
Sono moltissime infatti
le lettere di spose che
ringraziano Giovanni
Paolo II perché hanno
avuto la grazia di un
figlio dopo cinque e
anche dieci anni di
attesa. Qualcuna di
queste mamme a volte
viene a Roma a pregare
sulla tomba del Papa e
poi vengono qui, nei
nostri Uffici, con il
bambino in braccio a
farcelo vedere>>.
Ci sono lettere che
raccontano di qualche
guarigione veramente
prodigiosa?
<<Molte. Le lettere sono
servite proprio per
conoscere le guarigioni
che sono poi state
studiate e utilizzate
come “prove” di santità.
A volte le guarigioni
risultavano così
strepitose che la gente,
pensando che noi non si
potesse credere a quanto
raccontava, ci inviava
anche le cartelle
cliniche.
<<Mi ha molto colpito il
racconto di una donna di
50 anni. Ammalata di
tumore, con metastasi
diffuse, fu dimessa
dall’ospedale perché
potesse morire in
famiglia. Lei, cosciente
del suo stato, si
preparava alla morte
pregando Papa Wojtyla.
Ma chiedeva anche aiuto,
aggiungendo sempre però
la frase; “Sia fatta la
volontà di Dio”. Era
andata perfino a
comperare il vestito che
voleva indossare da
morta. Ma ad un certo
momento cominciò a
sentirsi meglio. Alla
visita di controllo, i
medici rimasero
stupefatti. Del tumore e
delle metastasi non
c’era più traccia. La
signora sta bene e ogni
tanto ci manda i saluti.
<<Un altro caso
strepitoso è accaduto in
Polonia. Un ragazzo,
Davide, fu colpito da un
tumore ai reni.
Inoperabile. Nella
lettera, la mamma
racconta che furono
tentate tutte le cure
possibili, ricovero in
ospedali vari,
chemioterapia e anche
una nuova cura
sperimentale americana.
Niente. Il male
progrediva rapidamente.
Si formarono metastasi
ai polmoni e il giovane
non riusciva più a
respirare. Sarebbe morto
soffocato. Allora i
genitori pensarono di
portare Davide a Roma
per pregare sulla tomba
di Papa Wojtyla, ma
Davide si oppose, disse
che lui non credeva. I
genitori insistettero e
riuscirono a
convincerlo. Davide non
si reggeva in piedi e fu
portato sulla tomba del
Papa in barella. I suoi
genitori pregavano e
piangevano, Lui guardava
in silenzio. Ad un certo
momento accadde qualche
cosa di stupefacente.
Davide si sentì
improvvisamente bene.
“Usciti dalla Basilica”,
scrive la mamma del
giovane nella sua lunga
lettera “Davide ha
cominciato a correre
tenendosi con le mani i
pantaloni che erano
diventati larghi a causa
del suo spaventoso
dimagrimento e gli
cadevano”. Il giovane
era guarito e sta sempre
bene. E’ un episodio
sconvolgente, ma nelle
lettere ce ne sono tanti
altri di simili.
<<Mi commuovono le
lettere dei bambini.
Mandano disegni dove
tratteggiano il Papa con
le ali o con l’aureola
dei santi. A volte sulla
busta scrivono come
indirizzo. “Papa
Giovanni Paolo II” e
indicano come città
“Cielo”. Oppure
“Paradiso”. Nient’altro.
E la cosa stupenda è che
le lettere arrivano qui
da noi. Questo significa
che molte altre persone,
impiegati delle poste,
portalettere delle varie
nazioni e città, si
danno da fare perché
quelle lettere
raggiungono il Vaticano
dimostrando in questo
modo che anche loro
amano Papa Wojtyla.
<<Struggenti le lettere
di carcerati e sono
diverse. Non chiedono di
poter tornare liberi, ma
piangono sulle loro
colpe e chiedono
perdono. Ricordo un
giovane di 33 anni.
Scrisse chiedendo una
foto del Papa. Gliela
inviammo. Dopo qualche
settimana mandò una
lettera di 14 pagine
nella quale raccontava
la sua vita sbagliata e
la conversione che era
arrivata attraverso il
ricordo di Giovanni
Paolo II. Voleva
collaborare in qualche
modo al processo di
Beatificazione. Scrisse
che non aveva soldi per
fare un’offerta. L’unico
oggetto prezioso era una
collanina d’oro ricordo
della sua mamma e mise
nella lettera quella
collanina d’oro. Non
potevano tenerla. Andai
nelle grotte Vaticane e
la posi sulla tomba del
papa pregando, Poi la
rispedii a quel
carcerato che rispose
una lettera che faceva
piange>>.
<<Lei ha raccolto queste
lettere anche in alcuni
libri>>
<<Sono testimonianze
stupende di fede, di
amore. Sono certa che a
conoscerle fa bene. In
accordo con monsignor
Oder, abbiamo perciò
deciso di raccoglierle
in un libro che abbiamo
pubblicato un anno fa,
con il titolo di
“Miracoli”. Lo abbiamo
pubblicato in Polonia ed
è stato un successo
strepitoso, centomila
copie in pochi mesi. Per
questo abbiamo poi
pubblicato un secondo
libro, “Nuovi miracoli”
e un libro con i disegni
e le lettere dei bambini
che ho curato con il
vaticanista Franco
Bucarelli. Ora questi
volumi saranno tradotti
in varie lingue.
<<Il successo era
inevitabile. Questi
libri contengono storie
che non sono frutto di
invenzione, della
fantasia di uno
scrittore, sono storie
vere, resoconti semplici
di vicende a volte
strepitose, come le
guarigioni, veramente
accadute e raccontate da
chi le ha vissute. Ma il
successo è dovuto
soprattutto perché il
protagonista di questi
libri è Giovanni Paolo
II. E’ morto da quattro
anni, ma la sua
popolarità continua ad
essere grande,
grandissima. Qui nei
nostri uffici ne abbiamo
la prova. Con il passare
del tempo, le lettere,
le e-mail, invece di
diminuire, aumentano. E
arrivano da ogni parte,
perché il mondo intero
continua a parlare di
lui>>.
Di
Renzo Allegri