Il
13 luglio grande festa a Budrie, frazione di San Giovanni in Persiceto vicino a
Bologna. Si ricorda la morte di Santa Clelia Barbieri, avvenuta il 13 luglio
1870, quando Clelia aveva 23 anni.
Era una ragazza del popolo. Nata e vissuta alle Budrie, apparteneva a una
famiglia che era forse la più povera della zona, ma la più ricca di amore. Il
matrimonio dei genitori di Clelia era stato molto contrastato e aveva fatto
scandalo. Giuseppe Barbieri, 20 anni, faceva il garzone presso i Nanetti, nobili
e i più ricchi della zona. In quella casa c’era una ragazza, Giacinta, 28 anni,
molto bella, e Giuseppe si innamorò di lei. Amore subito ricambiato. Ma si
trattava di una storia impossibile, secondo i costumi del tempo. Giacinta doveva
sposare un nobile e non certo un povero garzone analfabeta. Tutta la famiglia
Nanetti insorse, scandalizzata. In particolare uno zio di Giacinta, Zefferino,
medico. Giuseppe venne perseguitato, cacciato dal lavoro e Giacinta chiusa a
chiave in casa. Ma i due innamorati non cambiarono idea e alla fine fu concesso
che si sposassero, ma a crudeli condizioni: Giacinta, venne cacciata di casa e
diseredata. Da ricca che era, per amore divenne poverissima. Un anno dopo il
matrimonio, divenne mamma di Clelia e in seguito ebbe anche una seconda figlia,
Ernestina. Nel 1878 il suo sposo, Giuseppe colpito da colera morì a solo 33
anni. Per Giacinta le condizioni di povertà si aggravarono. Dovette affrontare
enormi sacrifici per crescere le due figlie. Così Clelia ebbe una esistenza
durissima, illuminata, però, da grande fede e da grande amore
Fin da ragazzina, Clelia si innamorò di Gesù e dedicò la sua brevissima
esistenza a prendersi cura, per amore di Gesù, dei poveri, degli ammalati e
soprattutto dei bambini, ai quali insegnava il catechismo. In questa missione fu
aiutata da alcune sue coetanee, con le quali visse in una specie “comunità
laica” che, dopo la sua morte, divenne una Congregazione religiosa, “Suore
Minime dell’Addolorata”.
Per il 13 luglio, ogni anno, la frazione Budrie di San Giovanni in Persiceto
diventa meta di migliaia di pellegrini e devoti, che vanno a pregare nella
chiesa dove la santa pregava e vanno a visitare i luoghi nei quali visse. Esiste
una sola foto di Clelia Barbieri, una foto scattata nel 1869 dallo zio medico, e
da quella foto si ricava che era una ragazza molto bella. La storia racconta che
aveva parecchi pretendenti, anche giovani ricchi, ma rispondeva a tutti: “Andate
da mia sorella perché io sono già impegnata”.
Da giornalista mi sono interessato varie volte di questa santa. Soprattutto per
un fenomeno che si verifica da quando Clelia è morta. Fenomeno curioso e
sconcertante. Sembra, infatti, che, a cominciare dal primo anniversario della
sua morte, Clelia Barbieri ogni giorno preghi ad alta voce con le sue
consorelle. E’ un fatto razionalmente incredibile, ma testimoniato, lungo il
corso dei decenni, da migliaia di persone. Non solo suore della Congregazione
Minime dell’Addolorata, che sentono la voce
regolarmente quando pregano in
chiesa, ma anche da altre persone che hanno, eccezionalmente, fatto quella
esperienza. E, tra esse, sacerdoti, vescovi, cardinali, e anche laici, medici,
avvocati, perfino miscredenti, che si sono recati alle Budrie, o in altre case
della Congregazione, per “ridere” di quel fenomeno o, anche, con lo scopo di
“smascherare” l’imbroglio e che, invece, sentendo anche loro chiaramente la voce
misteriosa, si sono ricreduti, confessandolo pubblicamente.
Su questo fenomeno, il gesuita Padre Nicola Monaco, che era postulatore della
Causa di beatificazione di Clelia, ha raccolto un meticoloso dossier che è stato
pubblicato nel 1953 in un volume di 330 pagine. In sintesi, il gesuita in quel
suo libro sostiene e dimostra che la misteriosa voce “non è un fenomeno
naturale, non è un’eco, non è un’illusione, non è una suggestione, ma essa è
dovuta a un intervento straordinario di Dio”.
Il mio primo articolo sull’argomento risale al 1967. Inviato dal giornale dove
allora lavoravo, mi recai a Budrie scettico, ma dopo una lunga inchiesta ho
dovuto ammettere che il fenomeno è sostenuto da una documentazione
inattaccabile. Sono poi tornato varie volte a Budrie, e sempre cercando
ulteriori informazioni su quel fatto che è lì, a sfidare lo scetticismo e
l’incredulità del nostro tempo.
L’ultimo mio viaggio è recente. Una visita devota a questa santa umile e grande,
affascinante nella sua luminosa semplicità. E anche in questa occasione,
parlando con le suore di Santa Clelia, sono tornato sull’argomento.
<<Ma sì, è proprio vero , ogni giorno, quando noi preghiamo in chiesa,
la voce
di Santa Celia si unisce alle nostre>>, mi ha detto suor Maria Assunta. <<E’ un
fenomeno incredibile, sconcertante, ma bellissimo. Per noi, ascoltare quella
voce è come sentire la carezza di una mamma e infonde una gioia grandissima>>.
Suor Maria Assunta è religiosa della Congregazione di Santa Clelia da
sessant’anni ed è la più anziana del convento alle Budrie. Parla con voce
serena, gioiosa. Con alcune altre sue consorelle, Suor Grazia, Suor Emanuela,
Suor Agrippina, Suor Vittoria, ha voluto accompagnarmi a visitare il complesso
dei luoghi dove la santa è vissuta.
<<Tutta l’esistenza di Santa Clelia si svolse qui>>, dice suor Maria Assunta.
<<Non si è mai mossa da questo piccolo centro. E’ la più giovane fondatrice di
una Congregazione religiosa della storia della Chiesa>>.
La zona è tranquilla e serena, in mezzo al verde. Ci sono la chiesetta
parrocchiale del tempo, diventata santuario, la casa dove la santa morì, il
vecchio asilo, dove ora si trova l’urna con i suoi resti mortali, e altri
edifici, moderni, per ospitare i pellegrini, per esercizi spirituali, per
conferenze, tutti circondati da grandi alberi, attorniati da cortili erbosi,
tenuti in un ordine armonioso, pulito, e sembra di essere in un’isola fuori dal
mondo. <<Quando Clelia Barbieri decise di diventare
suora?>>, ho chiesto.
<<Non divenne mai suora in senso stretto, giuridico>>, mi ha risposto suor Maria
Assunta. <<Eravamo in un periodo in cui lo Stato italiano aveva abolito gli
ordini religiosi,
confiscando i loro beni. Erano rimasti i grandi monasteri, ma
per entrare in quelli bisognava avere una ricca dote e Clelia non aveva niente.
Fu il Signore a guidare Clelia. Come lei stessa raccontò, a nove anni, quando
venne cresimata, sentì una grande desiderio di farsi santa. Desiderio che
divenne ancora più forte quando ricevette la prima Comunione. Voleva dedicare la
sua vita a Gesù, impegnandosi a farlo conoscere agli altri. Per questo cominciò
a insegnare il catechismo ai bambini e ad andare nelle case dei contadini a
spiegare loro il catechismo.
<<A sedici anni, aveva una coetanea con la quale divideva i suoi ideali. Poi ne
trovò altre due. A vent’anni, ebbe come una rivelazione interiore e disse alle
compagne: “Noi siamo povere, non potremo mai entrare in un monastero e allora
facciamocene uno, dove altre ragazze povere come noi possano dedicarsi al
servizio del Signore”, Così, in modo spontaneo, nacque la Congregazione, che era
privata, senza nessun riconoscimento giuridico. Solo anni dopo la morte di
Clelia venne riconosciuta dalla Chiesa con il nome di “Suore minime
dell’Addolorata”>>.
Ad un certo momento, come avevo già fatto altre volte, ho riportato la
conversazione sul misterioso fenomeno della voce di Santa Clelia che le suore
sentono quando pregano e che è un fenomeno sconcertante, che meraviglia sempre.
Ho chiesto a suor Maria Assunta: <<Quando esattamente
iniziò a manifestarsi quell’incredibile fenomeno?>>.
<<Un anno esatto dopo la morte di Clelia>>, mi ha risposto pazientemente Suor
Maria Assunta. << E cioè il 13 luglio 1871. Sul letto di morte, Clelia era
attorniata dalle sue compagne che piangevano e dicevano: “Cosa faremo senza di
te? Non riusciremo a portare avanti la tua opera”. E lei: “Non dovete aver
paura, Io sarò sempre con voi, ve lo prometto”. Clelia morì e le sue compagne,
che erano solo quattro, trascorsero un anno disorientate e impaurite. Non
riuscivano ad aver fiducia in loro stesse. Ma il 13 luglio 1871, mentre
pregavano nella stanza dove Clelia era morta, cominciarono a sentire la sua voce
che pregava con loro. Subito si spaventarono, ma quella voce era carica di una
potente energia che trasmetteva loro fiducia, serenità e gioia. Si ricordarono
della promessa che Clelia aveva fatto e si sentirono rinfrancate, piene di
forza, pronte a combattere. Da allora, quella voce non è mai più mancata>>.
<<Non è possibile che sia frutto di suggestione? <<E’
un interrogativo che tutti si pongono. E se lo posero anche le prime
compagne di Clelia. Infatti, per paura di essere prese in giro, non dissero niente a
nessuno. Ma poichè il fenomeno si ripeteva ogni giorno, si confidarono con il
parroco, che era il loro direttore spirituale. Questi, dopo aver egli stesso
constatato la serietà del fatto, ne parlò con il cardinale Lucido Maria Parocchi,
che era arcivescovo di Bologna. “Non dite niente a nessuno”, ordinò il cardinale
“e lasciate fare alla Divina Provvidenza”. Il giusto e prudente consiglio fu
scrupolosamente osservato. Il fenomeno continuò a ripetersi e per una quarantina
d’anni era noto solo alla “Suore Minime dell’Addolorata” e alle autorità
ecclesiastiche che di tanto in tanto venivano informate. Fu il cardinale Giorgio
Gusmini nel 1916, quando era arcivescovo di Bologna, a renderlo pubblico. Fece
raccogliere un voluminoso dossier di testimonianze, le fece esaminare a degli
esperti e concluse che il fenomeno aveva tutte le caratteristiche di un “segno”
del cielo e perciò andava fatto conoscere. Quando poi iniziarono i vari processi
per la beatificazione di Clelia, questo fenomeno venne ancora più accuratamente
esaminato, e furono raccolte ancora centinaia di testimonianze giurate. Non ci
sono dubbi, il fenomeno è inspiegabile, ma sicuramente oggettivo>>.
Renzo Allegri |