San
Gabriele è l’angelo dell’Annunciazione. Colui che ha portato a una ragazzina
ebrea di nome Maria, la più grande notizia che mai sia stata fatta: l’Unigenito
figlio di Dio si sarebbe incarnato per redimere l’umanità dal tradimento di
Adamo. Fin dal suo inizio, la radio vaticana ha scelto questo angelo come
proprio protettore perché il suo compito specifico ed unico è quello di
continuare a diffondere nel mondo, attraverso le parole del Papa e le notizie
della Chiesa, quell’incredibile messaggio.
Giovedì 29 settembre, i giornalisti, i tecnici, i corrispondenti che
costituiscono la grande famiglia della Radio Vaticana si riuniranno, insieme al
direttore generale il gesuita padre Federico Lombardi, nella sede della loro
emittente, a Palazzo Pio, a Roma, per partecipare insieme a una Santa Messa in
ringraziamento per il lavoro compiuto e per trascorrere alcune ore in fraterna
amicizia.
Nel vasto panorama delle innumerevoli emittenti radio esistenti sulla terra,
quella vaticana è un caso a se stante. Si differenzia nettamente da tutte le
altre. Non ha scopi commerciali, non si interessa di politica, di sport, di
canzoni, di divismo, di gossip e di tutte le altre tematiche di cui vivono i
media del nostro tempo. Si interessa dei problemi e dei valori assoluti
dell’uomo e del suo vivere, approfondendo gli insegnamenti che vengono dal
Vangelo e che riguardano indistintamente tutte le persone, qualunque sia la loro
posizione sociale, la loro cultura, la loro razza, perché tutti gli esseri umani
sono figli di Dio. E’, quindi, la radio di tutti, la radio del mondo.
La
Radio Vaticana fu voluta di Pio XI, nel 1929, subito dopo la firma dei “Patti
Lateranensi” che ponevano fine alla “questione romana”, cioè la controversia
politica sorta nel 1870, quando la città eterna, da secoli sede del potere
temporale dei Pontefici, venne sottratta al Papato e unilateralmente proclamata
capitale d’Italia. Con l’accordo del 1929, lo Stato italiano concesse alla
Chiesa un piccolo territorio che divenne lo Stato Vaticano. Erano gli anni della
diffusione della Radio e Pio XI intuì che con questo mezzo, dal suo piccolo
Stato avrebbe potuto raggiungere il mondo. Affidò l’incarico di realizzare una
Stazione radio vaticana allo stesso fondatore della radio, Guglielmo Marconi. Il
12 febbraio 1931 ci fu la solenne inaugurazione.
L’intuizione che Pio XI ebbe 80 anni fa, si è perfettamente realizzata.. La
Radio Vaticana oggi trasmette in 48 lingue e raggiunge tutte le nazioni del
mondo. Ha quindi un pubblico enorme, forse il più grande di qualsiasi altro
mezzo di comunicazione esistente sulla terra.
<<E’ impossibile quantificare, anche solo in modo approssimativo, il pubblico
della radio Vaticana>>, dice il professor Sean Patrick Lovett, uno dei maggiori
esperti di comunicazione a livello mondiale, docente di questa materia alla
Pontificia Università Gregoriana e, da vent’anni, responsabile dei programmi in
lingua inglese della emittente vaticana. <<Conosciamo in quali nazioni la nostra
radio è ufficialmente presente. Conosciamo anche le stazioni radio, in genere
cattoliche o cristiane, che “ritrasmettono” i nostri programmi. Sappiamo, per
esempio, che, negli Stati Uniti e in Canada, gli ascoltatori ci seguono
prevalentemente in podcast, scaricando cioè i programmi da Internet, mentre in
altre parti, Africa, Sud Est Asia ci ascoltano ancora in onde corte. Ma, girando
il mondo, prendendo contatti con i collaboratori, mi sono reso conto che in
realtà non è possibile avere dati sicuri sul pubblico, anche proprio perché gli
stessi canali di distribuzione che noi conosciamo non rispecchiano la realtà. Ce
ne sono molti e molti di più. Un giorno, parlando con un vescovo della Papua
Nuova Guinea, seppi che il programma in inglese della Radio Vaticana che arriva
in quella nazione, viene tradotto in altre otto-dieci lingue, portato nelle
varie isole e ritrasmesso. Vi sono, in Papua Nuova Guinea, tre lingue ufficiali
e più di 850 lingue locali. Quindi, quell’unico programma in inglese, di cui noi
abbiamo conoscenza, si moltiplica per dieci. E questo succede anche in altre
parti del mondo, in Africa, in Amazzonia, in Patagonia, in Siberia, eccetera.
Quindi, in realtà non sappiamo neppure in quante lingue effettive vengono
diffusi i nostri programmi, e non è possibile calcolare il numero degli
ascoltatori>>.
All’inizio,
i programmi della Radio Vaticana avevano un carattere puramente accademico. Una
delle prime trasmissioni si intitolava "Scientiarum Nuncius Radiophonicus", ed
era una rassegna dell'attività della Pontificia Accademia delle Scienza.
Rassegna fatta in latino, che fu la prima lingua ufficiale della Radio Vaticana.
Ma ben presto, accanto alle trasmissioni in latino, arrivarono quelli in diverse
altre lingue, italiano, francese, spagnolo, inglese, tedesco. E soprattutto
furono messi da parte gli eruditi ma astratti resoconti scientifici dedicati
all’attività dell’Accademia delle Scienze, per privilegiare le informazioni di
attualità.
<<La prima grande rivoluzione nella Radio Vaticana avvenne con lo scoppio della
Seconda Guerra Mondiale>>, mi racconta Alessandro De Carolis, giornalista ,
vicecaporedattore dei notiziari della emittente del Papa e autore del libro “Dai
Megahertz ai Gigabyte – La Radio Vaticana da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI”,
che sarà presentato ufficialmente il 4 ottobre.. <<Alla vigilia del conflitto, e
precisamente la sera di giovedì 24 agosto 1939, Pio XII, presagendo ciò che
stava per accadere, pronunciava il radiomessaggio con il famoso appello ai capi
di Stato del mondo intero: <<Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con
la guerra>>.. Appello che non venne ascoltato, ma che scosse le coscienze di
milioni di persone che poterono sentire la voce del Papa grazie alla Radio e
riflettere sull’imminente conflitto. Quattro anni prima, nel 1935, Stalin
chiedeva al primo ministro francese Pierre Laval, in visita a Mosca: “Ma quante
divisioni militari ha il Papa?” La sua era una domanda ironica perché sapeva
bene che lo Stato del Vaticano non aveva eserciti. Però, Stalin non aveva
pensato a quell’arma strana, il microfono, la Radio, che divenne potentissima
senza usare alcuna violenza fisica, ma servendosi della libera informazione. Se
ne rese conto invece, il nazista Joseph Paul Goebbels, Ministro del governo di
Hitler scoprendo, durante l’invasione della Francia da parte dei nazisti, che i
membri della Resistenza francese trascrivevano i notiziari diffusi
dall’emittente vaticana e li diffondevano clandestinamente. Giurò di distruggere
quella Radio, ma non ci riuscì.
<<Sempre nel corso della seconda guerra mondiale, la radio vaticana si rese
protagonista di una straordinaria iniziativa umanitaria>>, dice ancora
Alessandro De Carolis. <<Il conflitto aveva portato al fronte centinaia di
migliaia di uomini, che avevano lasciato le loro famiglie, mamme, padri, spose,
figli in grande ansia. Spesso le comunicazioni erano impossibili. I soldati
venivano feriti, fatti prigionieri, uccisi, e nella loro case non si sapeva
niente. Fin dal 1940, la Radio Vaticana cominciò a organizzare delle
trasmissioni utili alle ricerche di notizie. Messaggi di prigionieri, di
profughi, di esiliati, di madri, di spose.
<<Allora la sede della Radio era in un piccolo palazzo all’interno del Vaticano.
E verso quel palazzo c’era sempre una drammatica processione di persone che
andavano a portare o ricevere informazioni. Processione che non si interrompeva
neppure nelle ore del coprifuoco. Fu calcolato che tra il 1940 e il 1945 furono
trasmessi un milione e 200 mila messaggi. Venivano letti lentamente, scanditi
per poter essere ben compresi. E furono preziosissimi per moltissime famiglie.
<<Finita la guerra, soprattutto nei Paesi dell’Est Europeo si verificò un
allargamento e un rafforzamento del dominio dell’ideologica comunista. In quei
Paesi venne ridotta e a volte completamente abolita la libertà religiosa.
L'"uomo nuovo" socialista doveva essere ateo e doveva disprezzare la religione.
Cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, islamici, ogni forma di religione
venne presa di mira, ma soprattutto quella cattolica, perché i cattolici
venivano considerati “spie” del Vaticano. Le chiese vennero distrutte o
trasformate in uffici, in musei, in sale cinematografiche,o semplicemente in
granai.
<<Quella terribile situazione durò una quarantina d’anni, praticamente fino alla
caduta del muro di Berlino nel 1989. E in tutti quegli anni, furono milioni e
milioni le persone che, per la loro fede, vennero incarcerate, deportate nei
campi di rieducazione in Siberia, torturate e spesso barbaramente uccise.
<<Ma innumerevoli furono anche i credenti che “clandestini”, che riuscirono a
tener viva la loro fede conservandola segretamente nel loro cuore. E per questi
l’unico aiuto morale veniva dalla radio vaticana, che riusciva a far arrivare la
sua voce anche in quei lontani Paesi. La ascoltavano naturalmente di notte, in
forma segretissima, sapendo di rischiare la vita nel caso fossero stati
scoperti. Per 40 anni la radio vaticana fu l’unico legame di questi cristiani
della catacombe con la loro fede. Dopo la caduta del muro di Berlino, abbiamo
conosciuto storie meravigliose di famiglie che, ogni tanto, organizzavano
incontri clandestini nelle loro case. Invitavano altre famiglie credenti,
ponevano una rudimentale radio, costruita spesso in modo artigianale, al centro
della cucina, e, tutti insieme, in ginocchio, seguivano le trasmissioni della
Radio Vaticana, soprattutto la celebrazione della Messa. E i dirigenti della
Radio Vaticana, che sapevano dell’esistenza di quella drammatica realtà, nel
1957 costruirono, nella campagna romana, un potentissimo centro di trasmissione,
capace di portare con le onde corte i loro messaggi anche in Siberia.
<<Nuovi
passi da gigante, nell’ambito organizzativo>>, sottolinea ancora De Carolis <<
la Radio Vaticana li fece con il Concilio Vaticano II. Si propose di seguire
tutte le sessioni dei lavori. Impresa enorme, allora, per un complesso
radiofonico non abituato a impegni del genere. Ma ci riuscì e nei nostri archivi
conserviamo tutte le registrazioni, equivalenti a circa 300 mila chilometri di
nastro magnetico inciso.
<<L’arrivo di Giovanni Paolo II, nel 1978, portò una autentica rivoluzione. Lui
era una macchina da guerra di attività. Per seguirlo nei suoi continui e
fulminei spostamenti, la radio dovette cambiare totalmente se stessa, inventarsi
un nuovo modo di lavorare, rinnovare tutte le sue strutture tecniche. E dovette
farlo in fretta, perché Papa Wojtyla era veloce come il fulmine. Ma ce la fece,
anche in quell’ occasione e in breve tempo fu in grado di competere con le
migliori radio del mondo.
<<L’ultimo grande cambiamento è stato portato dall’informatica. Dalle
tradizionali onde cote e medie, negli anni Novanta si è passati alla
trasmissione satellitare e poi a quella via Internet. La tecnologia analogica ha
lasciato il posto a quella digitale, e i modi di trasmissione, di ricezione, di
diffusione si sono moltiplicati>>.
<<Noi cerchiamo di essere sempre all’avanguardia da un punto di vista tecnico>>,
dice il professor Sean Patrick Lovett che, con i suoi vent’anni di attività alla
Radio Vaticana, e la sua fama di massimo esperto nelle comunicazioni
radiofoniche contribuisce a tenere alto il prestigio della emittente. << E’ un
nostro specifico dovere utilizzare tutte le innovazioni, per poter essere
efficienti in un mondo in “continuo rapido sviluppo”. Ma il nostro obbiettivo
principale è sempre lo stesso, cioè quello di diffondere il messaggio cristiano
attraverso la voce e gli insegnamenti del Santo Padre. Noi siamo “il microfono
del papa”. E tutto quello che facciamo deve essere in sintonia con la sua
visione della vita, che è quella del Vangelo.
<<C’è tanta solitudine, oggi, nel mondo. Proprio in questo nostro tempo, nel
quale la tecnologia ci permette di comunicare, anzi di “supercomunicare” in ogni
attimo, c’è tanta tristezza e solitudine nei cuori. Gli uomini si sentono soli
più che mai. Forse a causa della grande confusione ideologica che domina. Mai
nella storia dell’umanità abbiamo “saputo” così tanto ma “capito” così poco.
Abbiamo a disposizione più informazioni di quante ce ne servono, eppure ci
tormentano le grandi questioni di sempre: chi sono, da dove vengo, dove vado. E
sono pochi i mezzi di comunicazione che offrono delle risposte complete e
comprensibili. Noi vogliamo fare soprattutto questo.. Attraverso i discorsi del
Papa, che costituiscono il nostro punto di riferimento fisso, cerchiamo di
offrire un po’ di luce all’umanità sempre più sola e sempre più confusa. I
nostri obiettivi sono quelli di sempre: educare e accompagnare chi ci accolta.
Vogliamo essere accanto all’uomo d’oggi come un amico che ti prende per mano. Le
radio commerciali sono orientate su se stesse, vogliono attrarre l’attenzione
cancellando l’altro. Noi cerchiamo, con uno sforzo quotidiano, di essere
superpartes, e di essere utili. Non è utile entrare in polemica, alzare la voce;
è utile portare conoscenza e coscienza. Ed è quanto la Radio Vaticana cerca di
fare tutti i giorni>>.
di Renzo Allegri |