La
prospettiva che nelle spazio ci siano altre forme di vita intelligenti, diventa
sempre più una possibile fantastica realtà. In tutto il mondo fervono ricerche
scientifiche sull’argomento. I maggiori studiosi della materia, pur ammettendo
che ancora non si hanno prove significative, affermano che sono sempre più
numerosi gli indizi favorevoli a una simile ipotesi. E anche la Chiesa, che nel
corso dei secoli è sempre stata molto prudente sull’argomento, recentemente,
attraverso studiosi cattolici di altissimo rilievo, ha espresso opinioni di
grande apertura e addirittura di entusiasmo.
<<L’idea che nello spazio ci siano altre
forme di vita intelligente non è assolutamente in contrasto con pensiero
tradizionale cristiano>>, dice il professor Guy
Consolmagno, religioso gesuita, teologo e astrofisico di fama mondiale. <<
Per noi credenti, lo studio dell’universo è una meravigliosa avventura che ci
riempie di stupore di fronte a ciò che Dio ha creato. Non possiamo pensare che
Dio sia così limitato da aver creato esseri intelligenti solo sulla Terra.
L’universo potrebbe benissimo contenere altri mondi con esseri creati dal suo
stesso amore>>.
Guy Consolmagno fa parte dell’équipe degli
scienziati della Specola Vaticana, uno degli osservatori astronomici più antichi
del mondo. Voluta da Papa Gregorio XIII nella seconda metà del secolo XVI, la
Specola Vaticana, che ora si trova a Castelgandolfo, ha continuato, lungo il
corso dei secoli, a dare il proprio contributo alla ricerca astronomica, con
scienziati di primissimo piano. Nel 1981, fu arricchita da un secondo centro di
ricerca, il "Vatican Observatory Research Group" (VORG), a Tucson, in Arizona,
sul Monte Graham, a circa 3000 mila metri, dove è in funzione un telescopio con
specchio da quasi due metri di diametro, che costituisce il prototipo delle
ottiche astronomiche di nuova tecnologia.
Dal
1978 al 2006, la Specola Vaticana è stata diretta dal gesuita padre George Coyne,
americano di Baltimora, classe 1933, quattro lauree, docente universitario. Ora
è diretta dal gesuita argentino padre José Luis Funes, 48 anni, allievo di padre
Coyne, una laurea in teologa e una in astrofisica, molto noto nella comunità
scientifica per avere compiuto, quando era ancora giovanissimo, straordinarie
ricerche su certo tipo di galassie. Guy Consolmagno è un ricercatore di punta
del gruppo degli scienziati della Specola Vaticana. Nato a Detroit nel 1952, ha
un curriculum scientifico eccezionale. Laureatosi giovanissimo al famoso MIT
((Massachusetts Institute of Technology) di Boston, una delle più importanti
università di ricerca del mondo, ha conseguito poi titoli in varie altre
università, diventando uno dei massimi esperti della complessa e vasta “scienza
planetaria”, che comprende numerose specializzazioni. Inoltre, lo studio
dell’Universo è stato per Consolmagno fonte di grande arricchimento spirituale
al punto che, nel 1989, a 37 anni, ha deciso di abbandonare una brillantissima
carriera scientifica mondana per diventare religioso gesuita. Ma anche da
religioso ha continuato le sue ricerche. Ed è autore di numerosi libri di grande
successo, ed è il più autorevole studioso al mondo dei significati scientifici
dei meteoriti in rapporto alla vita nello spazio. Lo abbiamo incontrato nella
sede della Specola Vaticana, a Castelgandolfo. Ci ha fatto da guida nei
laboratori di ricerca, nella biblioteca dove sono conservati oltre 22 mila
volumi tra cui seconde edizioni originali di Copernico, Keplero e Newton, e, con
estrema gentilezza e disponibilità, ha risposto alle nostre domande.
La
Specola Vaticana è un osservatorio astronomico tra i più prestigiosi: la Chiesa
è dunque molto interessata allo studio delle stelle?
<<Lo è da sempre. Basti pensare che l’astronomia era una delle quattro
materie che formavano il “Quadrivium”, cioè il percorso di formazione nelle
università medievali, fondate proprio dalla Chiesa. Secondo gli insegnamenti
della nostra Fede, noi sappiamo che Dio ha creato l’universo per amore e che ama
la sua creazione al punto da aver mandato il suo Figlio Unigenito a diventarne
parte. Sant’Atanasio, nel IV secolo, ha detto che l’Incarnazione di Gesù ha reso
“sacro” l’universo intero. Quindi, studiarlo è come pregare,. Ed è anche un
ottimo modo per conoscere meglio Dio, per comprendere, se così si può dire, il
suo “stile”>>.
Nello studio delle stelle è
contemplata anche l’ipotesi della possibile esistenza di altre vite intelligenti
in mondi a noi sconosciuti. La Chiesa cosa ne pensa?
<<La Chiesa, in questo campo, si affida alla scienza, alle ricerche
scientifiche, ma è anche molto impegnata in queste ricerche. Nel novembre 2009,
attraverso la Pontificia Accademia delle Scienze e in collaborazione con la
Specola Vaticana, la Chiesa ha realizzato in Vaticano, una iniziativa
scientifica che nessuno si aspettava: un Convegno internazionale di astronomi,
biologi, geologi e religiosi, che hanno discusso una serie di temi riguardanti
l'esistenza di possibili civiltà intelligenti di origine extraterrestre. Erano
scienziati provenienti da tutto il mondo, appartenenti a diverse religioni e
alcuni anche atei. Studiosi interessati all’argomento che hanno voluto
confrontarsi tra di loro e soprattutto con il pensiero della Chiesa. Il
cardinale Giovanni Lajolo, portando il saluto del Papa ai convegnisti, ha detto
tra l’altro: “Nella ricerca nessuna verità può farci temere perché le scienze,
proprio mentre aprono l’uomo a nuova conoscenza, contribuiscono a realizzare
l’uomo come uomo”, indicando quale sia la linea di condotta della Chiesa anche
su questo tema, e cioè “apertura assoluta alla verità” >>.
E
a quali conclusioni siete giunti?
<<Noi, oggi, sappiamo che l’universo è costituito da miliardi di
galassie, ognuna delle quali ha miliardi di stelle, con miliardi di satelliti.
E’ possibile, quindi, che esistano nell’universo numerosissimi pianeti simili
alla Terra, dove sia possibile la vita. Un giorno, padre Coyne in un’intervista
disse: "L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo
un'eccezione">>.
Lei è uno dei più accreditati
esperti dello studio dei meteoriti, cioè “pezzetti” di corpi celesti che cadono
sulla terra. Dallo studio di questi “reperti” è possibile avere indizi
riguardanti la vita nello spazio?
<<E’ possibile. Meteore e meteoriti contengono composti di carbonio
e acqua, le sostanze base da cui ha avuto origine la vita sulla terra. Studiare
questi frammenti è entusiasmante proprio perché riguardano un campo di ricerca
fantastico anche se ancora tutto incerto.
<<Qui alla Specola Vaticana abbiamo una collezione di “meteoriti” unica nel suo
genere. E’ una raccolta speciale iniziata più di un secolo fa da un nobile
francese, il marchese di Mauroy, donata al Vaticano dalla vedova nel 1935 e poi
continuata dagli studiosi della Specola. E’ formata da oltre mille pezzi di
almeno cinquecento meteoriti diversi. E sono pezzi di incalcolabile valore
scientifico. Dallo studio di questi “frammenti” si possono ricavare informazioni
eccezionali, che riguardano la formazione e l’evoluzione del sistema solare.
Significa avere notizie di un tempo che si esprime con una formula di questo
genere: 4.5X10 alla nona potenza. Significa miliardi e miliardi di anni fa.
Informazioni che riguardano le condizioni che esistevano durante e
immediatamente dopo la formazione del nostro sistema solare, nonché la
planetologia degli asteroidi, della Luna e di Marte>>.
E
riguardo a possibili vite intelligenti nello spazio?
<<Si può dire che da questo studio si ricavano importanti indizi
favorevoli alla possibilità che vi sia la vita su altri pianeti>>.
Qualche tempo fa in Australia vennero
trovati dei meteoriti con tracce di DNA, l’alfabeto della vita. Quella scoperta,
secondo alcuni confermava che probabilmente l’origine della vita veniva dallo
spazio. Ho letto che in quell’occasione lei venne mandato in Australia a
studiare quella vicenda>>.
<<La scoperta fece molto scalpore. Andai a studiare quella vicenda e
tornato qui a Roma ripresi gli studi su tutti i vari meteoriti della nostra
collezione. E’ una strada di ricerca estremamente fantastica, ma difficile.
Richiede, oltre a conoscere a fondo l’astronomia e l’astrofisica, conoscenze
serie della geologia, della mineralogia, della chimica, della metallurgia e
perfino della biologia. E richiede, soprattutto, tempo, molto tempo>>.
La Chiesa ci insegna che l’uomo è
figlio di Dio. Se gli alieni esistessero davvero, dovremmo considerali nostri
fratelli?
<<Siamo tutti creature di Dio. Qualsiasi essere in grado di
“consapevolezza” di sé e dell’esistenza degli altri, e che è libero di scegliere
di amare gli altri o di rifiutarli, secondo san Tommaso d’Aquino avrebbe i
tratti dell’animo umano, cioè fatto “a immagine e somiglianza di Dio”. Quindi,
se gli extraterrestri avessero queste caratteristiche di “intelligenza” e di
“libero arbitrio”, non solo sarebbero nostri fratelli ma condividerebbero con
noi la stessa “immagine e somiglianza”.>>
Secondo
gli insegnamenti della Fede Cristiana, Adamo, capo dell’umanità, ad un certo
momento ha rotto i rapporti di amicizia con Dio ed è stato cacciato dal Paradiso
terrestre, trasmettendo ai suoi discendenti le conseguenze di quel suo peccato.
Poi venne Gesù, il Figlio di Dio, che si è incarnato e con la sua passione e
morte in croce ha riscattato l’umanità riconciliandola di nuovo con Dio. In che
modo i possibili extraterrestri potrebbero entrare nell’opera redentrice di
Cristo?
<<Per ora non sappiamo niente riguardo la natura e la storia dei
possibili abitatori di mondi sconosciuti nello spazio. Una cosa è certa: il
centro della fede è che Gesù è il Figlio di Dio, fatto uomo, e che per mezzo di
lui e in vista di lui tutto è stato creato. Quindi, ogni realtà creata, ogni
realtà intelligente e libera che si trovi nell’universo ha sempre un riferimento
fondamentale e radicale con la creazione da parte di Dio e con l’evento di
salvezza che si realizza in Cristo>>. |