<<Il più grande santo e il più potente
intercessore che abbiamo in cielo, dopo la
Vergine Maria, è San Giuseppe>>. Lo ha
affermato Pio IX nel 1870 con il decreto
della Sacra Congregazione dei riti
“Quemadmodum Deus” proclamando San Giuseppe
patrono della Chiesa universale. E dopo di
Pio IX, tutti i Pontefici hanno ribadito
questa concetto.
<<E’ giusto che sia così>>, commenta padre
Vittorino Grossi, teologo e scrittore,
direttore della rivista di studi patristici
“Augustinianum”, membro del Pontificio
comitato di Scienze storiche, professore di
Patrologia e Patristica alla Pontificia
Università Lateranense e all’Istituto
Patristico Augustinianum. <<San Giuseppe fu
sposo di Maria, la madre di Dio; fu la
persona scelta direttamente da Dio per la
missione più straordinaria che si possa
immaginare, essere il padre legale del
figlio stesso di Dio nella sua avventura
terrena, quando, pur continuando ad essere
Dio, assunse la natura umana, diventando
anche vero uomo.
<<Duemila
anni fa>>, prosegue padre Vittorino con un
entusiasmo che palesa amore e ammirazione
<<San Giuseppe ha visto nascere Gesù, lo ha
tenuto tra le braccia, gli ha dato un
affetto immenso, ha provveduto a difenderlo
da chi lo voleva uccidere, ha seguito la sua
crescita, ha lavorato per mantenerlo, gli ha
insegnato le regole del vivere civile, i
principi religiosi, è vissuto con lui e la
Madonna formando una famiglia speciale, la
“Sacra Famiglia”.
<<Ma pur avendo un incarico così
eccezionale, Giuseppe è stato in vita sempre
un uomo umile e riservato. Gli evangelisti
parlano poco di lui. E anche nell’ambito
della storia della devozione, il suo culto
si è sviluppato lentamente. Bisogna arrivare
alla fine del primo millennio della storia
cristiana per trovare un importante
interesse devozionale e teologico per lui.
Poi, nel secondo millennio, quell’interesse
è andato via via crescendo. Importanti
teologi, come San Tommaso d’Aquino, San
Bonaventura, il Beato Giovanni Duns Scoto
con i loro scritti hanno approfondito ed
evidenziato il ruolo di San Giuseppe
nell’ambito del mistero dell’Incarnazione.
San Bernardino da Siena, nel quindicesimo
secolo, fu un grande divulgatore del culto a
San Giuseppe e nelle sue prediche sosteneva
che era stato assunto in cielo come la sua
sposa Maria. Santa Teresa d’Avila, nel
secolo sedicesimo, promosse la devozione a
San Giuseppe in tutta la Spagna, e gli
dedicò dodici monasteri da lei fondati.
<<Il più forte impulso, però, alla
conoscenza teologica di San Giuseppe è
venuto dai Pontefici negli ultimi 150 anni.
A cominciare da Pio IX che, nel 1870,
proclamò San Giuseppe “patrono della Chiesa
Universale”. Leone XIII, nel 1889, gli
dedicò un’enciclica, “Quamquam pluries”,
proclamandolo “modello e avvocato di tutte
famiglie cristiane”; Benedetto XV, con il
Motu Proprio “Bonum sane”, nel 1920, esaltò
l’efficacia delle devozione a San Giuseppe
come rimedio ai problemi del dopoguerra; Pio
XI nel 1937, con l’enciclica “Divini
Redemptoris”, lo propose come “modello e
patrono degli operai”; Pio XII, nel 1955,
istituì la festa liturgica di Giuseppe
operaio; Giovanni XXIII, nel 1961, lo nominò
“Celeste protettore del Concilio Vaticano II”;
Giovanni Paolo II nel 1989 gli dedicò una
Esortazione apostolica, “Redemptoris custos”,
che è uno straordinario documento teologico.
Gli interventi di Benedetto XVI su San
Giuseppe sono continui e insistenti. Egli
ama molto questo santo del quale porta il
nome di battesimo>>.
Che
cosa si conosce esattamente della vita di
San Giuseppe?
<<I Vangeli e i libri canonici su questo
argomento dicono poco. Matteo e Luca
concordano nel presentare San Giuseppe come
discendente della stirpe di David. Sembra
avesse un fratello di nome Cleofa. Luca
colloca la sua famiglia a Nazaret. Nei
racconti dagli apocrifi, (cioè in quei libri
che risalgono ai primi secoli ma che la
Chiesa non ritiene ispirati da Dio) si
trovano varie indicazioni anagrafiche, ma
non attendibili. Quegli scrittori erano
preoccupati di difendere alcune verità
dogmatiche, come la verginità di Maria, la
divinità di Gesù uomo-Dio. Per dimostrare
che Gesù Bambino era figlio di Dio, gli
attribuiscono una miriade di miracoli a
volte ingenui e grotteschi. Per rendere
accessibile il concetto della Virginità
della Madonna, presentano San Giuseppe quasi
centenario.
<<Questi racconti hanno influenzato
l’iconografia di tutti i tempi, e infatti
San Giuseppe è sempre presentato anziano,
con il bastone e la barba. In realtà, quando
sposò Maria, era giovane. A quel tempo, le
ragazze ebree si sposavano tra i 12 e i 14
anni, mentre i maschi tra i 16 e i 18 anni.
Quindi, Maria divenne promessa sposa di
Giuseppe quando aveva circa 12 anni, e
Giuseppe aveva 16 o 17 anni>>.
Si sa qualche cosa della famiglia di
Giuseppe?
<<Matteo e Marco ci informano che era un
falegname, quindi apparteneva a una famiglia
di artigiani. Per indicare questa
professione usano la parola greca “tekton”,
che viene in genere tradotta con il termine
“falegname”, ma va intesa in forma più
ampia, come carpentiere, impresario edile,
uno che lavorava il legno soprattutto per la
costruzione delle case, che erano tutte in
legno. Un lavoro importante dal quale si
deduce che la famiglia di Giuseppe fosse
benestante. Nell’impero romano del tempo, la
società era divisa in due classi: gli “humiliores”,
i meno abbienti, i poveri; e gli “honestiores”,
che erano i benestanti. I “tekton” facevano
parte di questa classe>>.
Giuseppe e Maria erano innamorati o il loro
matrimonio era stato combinato dalle
rispettive famiglie?
<<Nella famiglia ebraica, il matrimonio
aveva una struttura “patriarcale”,
“maschilista”. La ragazza dipendeva dal
capofamiglia; il ragazzo un po’ meno. Nel
caso del matrimonio, erano le famiglie che
trattavano, ma, alla fine, era il ragazzo
che, con l’approvazione del padre e della
madre, andava a chiedere “la mano” della
ragazza, la quale poteva anche rifiutare il
promesso sposo, ma non succedeva quasi mai.
<<Nel caso specifico di Giuseppe e Maria è
logico ritenere che siano state osservate le
consuetudini, ma è lecito anche pensare che
fossero veramente innamorati. E questo lo si
deduce proprio da ciò che avvenne dopo che
era già stato stipulato il contratto di
promessi sposi>>.
Cioè
la scoperta da parte di Giuseppe che Maria
era incinta?
<<Esattamente. Il comportamento di Giuseppe
in quella situazione palesa un grande amore
e una grande stima di Maria. La legge
prevedeva che dopo l’accordo scritto tra le
due parti, dovesse trascorrere ancora un
anno prima che i due promessi sposi
andassero a vivere insieme. In caso di
infedeltà della donna, il marito la
ripudiava e la donna veniva punita con la
lapidazione. Il Vangelo racconta che
Giuseppe, accortosi che Maria era incinta,
rimase naturalmente sconvolto, e dopo lunghe
riflessioni decise di lasciarla libera,
senza ripudiarla ufficialmente per evitare
che venisse uccisa. Questa decisione
dimostra che Giuseppe voleva veramente bene
a Maria, la stimava e non si permise neppure
di giudicarla>>.
Ma arrivò l’angelo a chiarire tutto.
Disse a Giuseppe: “Non temere di prendere
con te Maria tua sposa, perchè ciò che in
lei è generato, è di Spirito Santo. E darà
alla luce un figlio e gli porrai nome Gesù;
egli infatti salverà il popolo suo dai suoi
peccati. Destatosi Giuseppe dal sonno, fece
come gli aveva ordinato l’Angelo del
Signore”. Che preparazione culturale e
religiosa aveva Giuseppe per capire e
accettare le parole dell’angelo?
<<Le scuole ebraiche di 2000 anni fa erano
all’avanguardia. Erano divise in Elementari
e in Superiori. Le elementari erano
frequentate dai ragazzi dai 5 ai 13 anni. La
superiori portavano al conseguimento del
titolo di ‘rabbino’, che era equivalente al
nostro dottorato in Giurisprudenza. Giuseppe
aveva certamente frequentato le elementari.
E poiché lo studio era incentrato sulla
conoscenza della Bibbia, della storia sacra,
dei riti religiosi, conosceva bene i testi
delle profezie riguardanti l’attesa del
Messia, e quindi le parole dell’angelo non
erano per lui prive di senso, anzi, avevano
un significato importantissimo.. E poiché,
come dice l’evangelista, era “giusto”,
viveva cioè in sintonia con Dio, intuì il
profondo significato di quella storia e
accettò come aveva accettato Maria. Entrò
così nel mistero e da allora fu un fedele
esecutore della volontà di Dio>>.
San Giuseppe, e anche Maria, furono
liberi nella scelta di aderire alla volontà
di Dio, o “programmati” in funzione della
“missione” che Dio aveva previsto per loro?
<<Furono certamente liberi. Sant’ Agostino
spese l’intera esistenza a riflettere sul
“libero arbitrio” e quattro anni prima di
morire scrisse un libretto che si intitola
“La Grazia e il libero arbitrio”. Egli dice:
“Nelle Sacre Scritture ci sono testi che
dicono che c’è la Grazia di Dio; e ci sono
testi che dicono che c’è il libero arbitrio
dell’uomo. Noi sappiamo che queste due
realtà esistono ma come poi, nella vita, si
compongono, si mettano insieme, a noi non è
dato di capire: questo fa parte del mistero
di Dio e del mistero dell’uomo”. Quando tra
Dio e l’uomo vi è sintonia, amore, allora
tutto avviene in modo libero e spontaneo.
L’uomo intuisce l’amore di Dio, la verità
dell’amore di Dio, e ne è attratto. Maria e
Giuseppe avevano un istintivo e naturale
trasporto verso Dio, e vivendo in amicizia
con lui, seguivano liberamente le intuizioni
suggerite dalla Grazia>>.
Dopo
la nascita di Gesù, Giuseppe deve affrontare
situazioni molto difficili: l’ira di Erode,
la fuga in Egitto eccetera. E risolve tutte
queste difficoltà prendendo decisioni rapide
e precise, dimostrando di essere un uomo
attivo e coraggioso.
<<Certo, dal racconto che i Vangeli fanno di
quelle situazioni si ricava che Giuseppe era
una persona molto dotata anche da un punto
di vista umano. Un giovane straordinario. E
Maria era come lui. Insieme presero
decisioni che comportavano sacrifici,
incognite, preoccupazioni gravi. Avevano un
bambino piccolo, minacciato di morte,
bisognava scappare in fretta. Partirono per
l’Egitto e, a quanto è dato sapere, fecero
un viaggio di circa 500 chilometri. Si
aggregarono a una carovana. Viaggiavano
quindi in compagnia di altre persone, ma i
sacrifici e i disagi non furono per questo
meno gravi. Ma niente mai turbò la loro
fiducia in Dio. La loro unione familiare>>.
Un altro momento difficile si presentò
durante l’annuale viaggio a Gerusalemme,
quando persero il figlio che aveva 12 anni.
<Anche in quell’occasione soffrirono molto.
Tre giorni di ricerche. E quando finalmente
trovarono il figlio nel tempio, la Madonna
disse una frase che “fotografa” il dolore e
la sofferenza che avevano nel cuore: “Perché
ci hai fatto questo. Io e tuo padre,
angosciati, ti cercavamo”. “Angosciati”: un
aggettivo che fa capire quanta sofferenza e
quanto amore avevano tutti e due per quel
loro figlio>>.
Il ritrovamento di Gesù nel tempio, è
l’ultimo episodio riferito dai Vangeli in
cui compare San Giuseppe.
<<Esatto. Poi seguirono gli anni della vita
nascosta di Gesù. Vita di famiglia. Gesù
avrà certamente lavorato con suo padre. Era
diventato anche lui un falegname, esperto in
quella professione. Ma ha anche certamente
continuato a studiare. Infatti, quando
inizia la sua vita pubblica, lo chiamano
“Rabbi”, “Maestro”: titolo riservato a chi
aveva frequentato le Scuole Superiori,
arrivando al dottorato in giurisprudenza.
Gesù era colto, conosceva di sicuro anche il
greco e il latino>>.
Quando morì Giuseppe?
<<Prima che Gesù iniziasse la sua vita
pubblica, perché nel racconto dei Vangeli di
quel periodo, Giuseppe non appare più. Come
sia morto, non si sa. Certamente assistito
dalla moglie Maria e dal figlio Gesù. Cioè,
assistito dalle persone più care che aveva e
noi sappiamo quale fosse la loro vera
identità. Quindi, una morte da invidiare.
Per questo, San Giuseppe è patrono della
buona morte>>.
San Bernardino da Siena e altri teologi
sostengono che sia stato assunto in cielo,
come sarebbe poi accaduto a Maria”.
<<La Chiesa Greca ha accolto questa ipotesi.
Anche Sant’Ireneo, prima di san Bernardino,
scrisse molto su questo argomento. Ma la
Chiesa Cattolica non si è mai pronunciata
ufficialmente su questo tema>>.
Renzo Allegri
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