Wagner amava molto l’Italia e in particolare amava Venezia, dove si recava per
riposare. Sosteneva che a Venezia riusciva a dimenticare tutte le sue
preoccupazioni e recuperare in questo modo le energie.
Aveva fatto il suo primo viaggio a Venezia nell’agosto del 1858, quando stava
componendo il “Tristano e Isotta” e in seguito vi era ritornato altre cinque
volte. L’ultima volta si fermò sei mesi: dal 16 settembre 1882 al 13 febbraio
1883, giorno della sua morte.
Una morte improvvisa. Wagner aveva 70 anni. Diceva di essere molto stanco, ma
dava la colpa al fatto che in piena estate aveva affrontato un’immane fatica per
allestire a Bayreuth la sua ultima opera, il “Parsifal”. E per smaltire la
fatica aveva deciso di trascorrere una lunga vacanza nella città italiana che
tanto amava.
Con l’aiuto di relazioni che si trovano al Centro documentazione di Bayreuth,
all’Istituto Wagner di Monaco di Baviera e all’Istituto storico germanico di
Roma, ecco una ricostruzione di alcuni dei momenti salienti di quegli ultimi
mesi di vita del grande compositore tedesco.
La partenza di Wagner dalla residenza di Bayreuth avvenne il
14 settembre 1812. Partì con tutta la famiglia: tra lui, la moglie Cosima, i
figli, i precettori, i domestici e la bambinaia, il gruppo era di una decina di
persone.
Il viaggio in treno fu accompagnato da acquazzoni e temporali. In una stazione
vicino a Verona, Wagner volle comperare un salame.
Il 16 settembre, la famiglia Wagner giunse a Venezia e prese alloggio
all'albergo Europa. Due giorni dopo, si trasferì nell'appartamento di Palazzo
Vendramin-Calergi, sul Canal Grande, che era stato dimora del musicista anche
nei due precedenti soggiorni veneziani.
La salute di Wagner da tempo era precaria. Il maestro andava soggetto a crampi
allo stomaco e a violente crisi di angina pectoris. Durante le prove del
Parsifal, a Bayreuth, aveva rischiato di morire. A Venezia aveva deciso di
condurre un'esistenza rilassata. Ogni giorno trascorreva lunghe ore nel
bellissimo giardino del palazzo. Si faceva portare in gondola da Luigi Trevisan,
detto Ganasseta, un gondoliere che il maestro conosceva da tempo e che voleva al
suo servizio ogni volta che scendeva a Venezia. Spesso, accompagnato da Daniela
Bulow, figlia di Cosima e del suo primo marito, il direttore d'orchestra Hans
von Bulow, Wagner faceva anche lunghe passeggiate a piedi. Daniela, ottima
pianista, lo chiamava "papà", e il compositore l'amava molto.
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Non mancava mai una
capatina in piazza San Marco. II maestro si
fermava al caffe Lavena dove, sempre allo
stesso tavolo, prendeva una tazza di
cioccolata o un cognac. A Venezia, poteva anche godere più a lungo
della vicinanza della moglie Cosima, figlia
di Franz Liszt, che aveva 25 anni meno di
lui. A 18 anni, Cosima aveva sposato Hans
von Bulow, allievo prediletto di Liszt e uno
dei più devoti amici di Wagner, e gli aveva
dato due figli. II matrimonio, che sembrava
felicissimo, fu interrotto dalla burrascosa
relazione di Cosima
con Wagner al quale, in breve tempo, diede
tre figli, suscitando un clamoroso scandalo.
Wagner e Cosima si sposarono nel 1870, dopo
che Cosima aveva ottenuto il divorzio e
Wagner era rimasto vedovo della prima
moglie, Minna Planer. L'amore tra il compositore e la figlia di
Liszt fu sempre profondo e tenerissimo. A
Venezia uscivano spesso insieme. Se il tempo
lo permetteva, trascorrevano le serate sul
balcone, che si affacciava sul Canal Grande.
In una chiara notte di plenilunio rimasero
ad osservare una cometa apparsa tra il Carro
Maggiore e Orione. A Palazzo Vendramin arrivarono molti amici:
il pittore russo Paul von Joukowsky, il
compositore tedesco Engelbert Humperdinck, e
il pianista ebro russo Joseph Rubinstein,
che Wagner chiamava “il mio pianista di
corte”. |
Il 19 novembre arrivò anche Franz Liszt. I rapporti tra il
maestro e il suocero non erano molto cordiali. Si davano arie da sovrani e
pretendevano di essere sempre al centro della conversazione. Solo quando
facevano musica si ristabiliva un po' di cordialità. A volte si recavano insieme
a Palazzo Contarin delle Figure, per tenere dei concerti.
Liszt era un uomo di mondo. Tutte le sere usciva a cena, conteso dalle più
nobili famiglie, e questo suscitava l'invidia di Wagner.
Il 24 dicembre ricorreva il 45° compleanno di Cosima. Wagner volle festeggiarlo
dedicando alla moglie la Sinfonia in do maggiore, che aveva composto
cinquant'anni prima. La diresse personalmente alla Fenice, con l'orchestra del
Liceo musicale, alla presenza di una quindicina di invitati. Fu l'ultima volta
che salì sul podio. Alla fine, regalò al Liceo musicale la bacchetta, il leggio
e il suo basco nero.
Con l’inizio del nuovo anno, gli amici cominciarono a lasciare Venezia.
Humperdinck partì il 3 gennaio e Liszt il 13. La salute di Wagner peggiorava. La
sue uscite per la città diventarono sempre meno frequenti.
II 6 febbraio 1883, ultimo giorno di Carnevale, Wagner si mescolò con i figli al
via vai delle maschere che riempivano le calli. Un conoscente che lo incontrò,
lasciò scritto che il "suo passo era elastico, addirittura giovanile, la testa
bene eretta". Al rientro a casa, verso l'una di notte, il maestro, battendo
sulla spalla del vecchio portiere, disse in italiano: <<Amico mio, il Carnevale
è andato>>.
Il 12 febbraio partì anche Herman Levi, il direttore d'orchestra che aveva
portato al successo il “Parsifal”. In una lettera al padre, Levi scrisse: "Il
maestro mi accompagnò fino alla scala, mi baciò ripetutamente, era molto
commosso".
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Wagner trascorse una
giornata tranquilla. Alla sera, dopo cena,
suonò il pianoforte e poi, davanti a tutta
la famiglia riunita, continuò la lettura, ad
alta voce, di “Undine”, racconto romantico
di Friedrich de la Motte |
Fouqué. Cosima diede un taccuino al pittore Joukowsky
e questi tracciò uno schizzo sotto il quale scrisse: "Riccardo che
legge, 12 febbraio 1883".
Wagner tornò al pianoforte e suonò il “Porazzi-tema”, che aveva composto
all’inizio del 1882 a Palermo, durante il suo soggiorno in quella città.
“Ragazzi, restate ancora”, continuava a ripetere. Quando, verso le 11,
tutti si erano ritirati ed era rimasto solo con Cosima, Wagner suonò
ancora una volta il Lamento delle figlie del Reno, dalla sua opera
“L’oro del Reno”: : "Un seno sicuro / c'è solo nel profondo: falso e vil
/ è ciò che sta in alto nel mondo!". <<Ma guarda, lo sapevo già
allora>>, disse alla moglie. E poi parlò dell'essenza delle Ondine che
sentivano nostalgia di un'anima.
Restò alzato ancora a lungo. Cosima sentiva che parlava da solo, come se
recitasse dei versi.
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II giorno dopo, appena
svegliato, disse al cameriere Georg Lang:
<<Oggi devo fare attenzione>>, e poi ordinò,
per le ore 16, la gondola perchè intendeva
uscire.
Rimase tutta la mattinata a scrivere. La
morte sopravvenne all'improvviso, verso le
15,30.
Ecco come descrisse quei momenti il pittore
Paul Joukowsky nel suo diario: <<Il 13
febbraio mi recai, come di consueto, a
Palazzo Vendramin, verso un'ora e un quarto
del pomeriggio. Vi trovai donna Cosima che
suonava al figlio Sigfrido “L'elogio del
pianto”, di Schubert: fu la prima e ultima
volta ch'io vidi la gentil donna seduta al
pianoforte.
<<Si chiacchierò fin verso le due; poi venne
Georg, il servitore, ad avvertire che,
siccome il maestro non si sentiva bene,
potevamo pranzare da soli. Prima di sedere a
tavola, Cosima andò nella camera di lavoro
del marito. Ritornò quasi subito dicendo:
“Mio marito ha uno dei suoi soliti accessi.
L'ho lasciato perchè mi ha fatto cenno di
voler restar solo”. <<Così, tranquilli come sempre, ci
mettemmo a tavola. Improvvisamente, sentimmo suonare due
volte con forza. Qualche attimo dopo, sopraggiunse la
cameriera Betty, pallidissima, dicendo a Cosima di andar
di là subito. Essa
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balzò in piedi e corse via. Betty
mandò il fidatissimo Luigi Trevisan a chiamare il
medico. Noi restammo profondamente turbati e silenziosi,
aspettando. Verso le 15 si sentì giunger il dottor Keppler. Poco dopo, entrò Georg e, singhiozzando, disse
a Daniela: “Ah, graziosa signorina, il grazioso signore
e morto”. Io feci appena in tempo a sorreggerla tra le
braccia mentre tutta la casa si riempiva di voci e di
gemiti. Pochi minuti dopo, entrò il dottor Keppler
dicendo che non c'era più niente da fare. Poi, rivolto
ai bimbi, esclamo: “II vostro signor padre è morto”>>.
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Dal rapporto che il
segretario di Corte, Ludwig von Burke, invio
al re Luigi II, si apprende che <<Madame
Cosima, giunta nella camera, trovò il
maestro in preda a violente convulsioni e in
stato di soffocamento. Lo aiutò a sdraiarsi
su un divano e gli si sedette accanto su uno
sgabello. Passata la crisi, il maestro si
assopì. Ma, improvvisamente, senza dubbio in
seguito alla rottura di un'arteria, egli si
accasciò, trattenuto dalla sua sposa, che
raccolse il suo ultimo sguardo e il suo
ultimo respiro>>.
Cosima rimase ai piedi del marito per molte
ore. Verso sera il maestro fu adagiato sul
letto, e Cosima chiese di restare sola con
lui. Si coricò sopra la salma e vi rimase in
un convulso abbraccio per 25 ore, durante le
quali non ebbe un minimo movimento, non
disse una parola e non versò neppure una
lacrima. Il medico legale della città di
Venezia, incaricato di redigere il
certificato di morte, confidò al banchiere
Gross, consigliere d’affari di Cosima: <<Io
non conosco queste persone, ma quello
che posso dire è che nessun uomo è mai stato
così amato da una donna>>. |
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La notizia della morte del compositore si sparse velocemente nel mondo.
Uscirono i giornali in edizione speciale. Una grande folla si raccolse
intorno a Palazzo Vendramin con centinaia di gondole. Arrivarono
moltissimi telegrammi e corone di fiori. Giuseppe Verdi scrisse a
Ricordi: <<Triste, triste, triste. Wagner è morto... E' una grande
individualità che sparisce! Un nome che lascia un'impronta potentissima
nella storia dell'arte>>.
Tutti pensavano che Wagner sarebbe stato sepolto a Venezia, nel cimitero
di San Michele. Ma il maestro aveva fatto predisporre da tempo una tomba
nel giardino della sua casa di Bayreuth. Mentre veniva costruita, andava
spesso a controllare lo svolgimento dei lavori e scendeva
tranquillamente nella fossa per parlare con gli operai. Durante le prove
del Parsifal, nel momenti in cui i problemi sembravano insormontabili,
andava a meditare nella tomba. |
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La salma venne
imbalsamata dal dottor Friedrich Keppler,
medico curante di Wagner, nel pomeriggio del
15 febbraio. II governo italiano propose di
organizzare una cerimonia funebre, ma la
famiglia chiese di poter rinunciare a
qualsiasi manifestazione ufficiale.
Alle 13,30 di venerdì 16 febbraio, il
feretro lasciò palazzo Vendramin, su una
gondola listata a lutto. II feretro era
seguito dalla famiglia e dagli amici più
intimi. Poichè l'ora della partenza non era
stata comunicata, il Canal Grande era quasi
deserto. La stazione ferroviaria era chiusa
al pubblico. Nell'atrio, un distaccamento
dei Vigili del Fuoco della città formava una
scorta d'onore. II feretro fu collocato su
un vagone merci, appositamente ricoperto di
seta nera. La famiglia prese posto su una
vettura riservata, con tutte le tendine
abbassate. Il treno parti alle 14,10. Ad
ogni stazione c'erano delegazioni con corone
e cesti di fiori.
A Monaco di Baviera, dove
giunse alle 14,30 di sabato 17 febbraio, fu
accolto da una folla immensa. Ripartì alle 16,45
mentre l'Orchestra di Corte
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attaccava le prime battute della "Marcia funebre
di Sigfrido" dal “Crepuscolo degli dei”. |
II convoglio giunse a Bayreuth alle 23,24. I funerali
si svolsero il giorno dopo, alla presenza di circa 30 mila persone. Da
ogni parte dell'Europa autorità e personalità della cultura avevano
inviato 202 corone.
Poichè la famiglia non aveva dato informazioni circa la natura della
morte di Wagner e il modo in cui era avvenuta, circolarono le più
disparate versioni. Qualcuno sosteneva che il maestro era morto in sala
da pranzo; altri, nella propria camera mentre mangiava una scodella di
zuppa. Il dottor Keppler nel suo rapporto scrisse che la crisi che aveva
portato alla morte il compositore <<deve essere stata provocata da uno
stato di sovraeccitazione fisica>>. Questa frase scatenò la fantasia di
molti. Si diceva che Wagner fosse deceduto durante un rapporto sessuale
con la cameriera Betty Birkel, e questa diceria fu raccolta dal
direttore d’orchestra francese René Leibowitz in un capitolo del libro
L'evolution de la Musique, intitolato Les scandales de Richard Wagner.
Renzo Allegri |
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